di Paolo Bonacini. Pubblicato il giorno 11 novembre 2017.

Lo “ndranghetista 5.0” Antonio Valerio svela in aula il ruolo di diversi sportelli nelle operazioni illecite, dall’incasso di assegni e fatture false ai prestiti per coprire i profitti dell’usura. “A Carifirenze di Novellara ci presentammo con un paio di giovani carine. Piedino sotto, piedino là”, il manager “iniziò a perdere il lume della ragione”.

Al processo Aemilia tiene banco Antonio Valerio, fresco collaboratore di giustizia che ha deciso di vuotare il sacco nel giugno scorso. E’ un personaggio unico nella ’ndrangheta 5.0, come chiama la cosca emiliana per spiegare la distanza dalla mafia vecchio stampo, tutta “bacinella, lupara e cuppulicchia”. Uno “’ndranghetista a statuto speciale”, si definisce, che può fare in sostanza (quasi) tutto ciò che vuole in virtù di uno storico legame con il boss Nicolino Grande Aracri.

Ex boxeur, parla di spalle in videoconferenza, mostrando solamente la nuca segnata dalla cicatrice che gli regalò il killer Paolo Bellini quando cercò di ucciderlo nel 1999. Valerio è un uomo erudito per i canoni della ‘ndrangheta, utilizza le “linee di fuga del Brunelleschi” per illustrare l’organigramma funzionale della Famiglia emiliana e fa riferimento al “bosone di Dio” quando parla di accuse sospese nel vuoto. E’ soprattutto la memoria vivente della vita, della morte e dei miracoli che hanno caratterizzato trent’anni di inarrestabile ascesa in Emilia Romagna dei mafiosi provenienti da Cutro, in provincia di Crotone.

Fatture false all’incasso. Uno dei miracoli è la moltiplicazione dei soldi frutto di “un vorticoso giro di false fatturazioni” dicono gli atti processuali, che consentono di “presentarsi all’incasso presso istituti di credito se non compiacenti, certo scarsamente solleciti a esercitare i poteri di segnalazione previsti dalla normativa antiriciclaggio”. Il giro d’affari documentato tra il 2011 e il 2012, relativo alle sole operazioni inesistenti di società che stampano fatture false per frodare il fisco, è di oltre 17 milioni di euro.

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