di Massimo Manzoli. Pubblicato il 3 giugno 2017 su mafie.blogautore.repubblica.it

L’inchiesta Aemilia ha spalancato gli occhi di tutti sullo stato del radicamento mafioso in Emilia-Romagna e su come la criminalità sia arrivata a inserirsi nel tessuto economico regionale.
Questa commistione tra la grande economia e la mafia, però, ha radici antiche.
Uno dei più significativi contatti è il cosiddetto “patto del tavolino” degli anni ’80-’90, un sistema di turnazione negli appalti dei grandi lavori pubblici siciliani (svelato dal pentito di Cosa Nostra Angelo Siino ai procuratori di Palermo) fondato su accordi a monte che coinvolgevano grandi imprese del Centro-Nord. Per questo la Cassazione condannò in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa Filippo Salamone dell’agrigentina Impresem e Lorenzo Panzavolta e Giovanni Bini, entrambi della Calcestruzzi spa del gruppo Ferruzzi-Gardini di Ravenna. Pecunia non olet, si sarà pensato.

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