Era il giugno del 2017 quando uno degli imputati eccellenti del processo Aemilia ha deciso di collaborare con la giustizia: si tratta di Antonio Valerio, profondo conoscitore della cosca Grande Aracri essendone stato per una vita intera uno degli elementi di spicco, divenuto famoso in seguito all’intercettazione telefonica in cui, insieme a Gaetano Blasco, rideva del terremoto appena avvenuto in Emilia Romagna che avrebbe fruttato ingenti guadagni.

Da poco meno di un anno, dunque, Valerio sta parlando con le autorità giudiziarie fornendo elementi utili agli inquirenti che si stanno già muovendo attraverso indagini ed arresti. Centinaia le pagine dei verbali con le sue dichiarazioni, tantissimi gli omissis, innumerevoli gli spunti che si possono trarre dalle sue dichiarazioni. La sua figura si è sin da subito distinta da tutti gli altri pentiti che in questi mesi hanno deposto al processo Aemilia e ciò è dovuto a diversi fattori: molti di loro, in primo luogo, hanno intrapreso un percorso di collaborazione con la giustizia da anni e dunque da tanto tempo sono esterni alle dinamiche criminali della cosca.

Valerio, invece, oltre ad essersi pentito “in corso d’opera” ovvero durante lo svolgimento del processo, è una figura estremamente importante per la comprensione delle dinamiche interne alla cosca Grande Aracri soprattutto perché sta affrontando tematiche che finora, almeno in Emilia, non erano mai state affrontate.

In Calabria, tuttavia, alcuni tasselli sono già in movimento per ricongiungersi all’interno di un quadro ben più complesso. Antonio Valerio ha in particolar modo raccontato come alcuni avvocati, oltre ad essere molto vicini ad ambienti massonici e completamente a disposizione della consorteria reggiana e calabrese, siano in grado di “aggiustare” i processi in Cassazione. Parole dette dal pentito alla DDA di Catanzaro che molto fanno riflettere su quelli che sono i livelli che ancora Aemilia non è riuscita a scoprire. La sua cosiddetta “inchiesta gemella” Kyterion, invece, ha già posto in luce alcune dinamiche che molto richiamano le dichiarazioni di Valerio.

Dalle indagini e dalle intercettazioni degli inquirenti calabresi, infatti, era emerso un vero e proprio sistema funzionale non solo ai contatti con la Suprema Corte di Cassazione ma anche con la massoneria e addirittura il Vaticano. In Kyterion, infatti, erano emersi tre nomi che molto hanno a che fare con il sistema sopracitato: Grazia Veloce, Salvatore Scarpino e Benedetto Stranieri.

  • La Veloce è una giornalista con importanti relazioni personali in ambienti ecclesiastici romani e in ordini di cavalierato. E’ lei che si sarebbe rivolta ad un prelato della Diocesi romana per consentire il trasferimento in un carcere calabrese del genero del boss Nicolino Grande Aracri, Giovanni Abramo, detenuto a Sulmona per l’omicidio di Antonio Dragone. Trasferimento che non fu effettuato.
  • Scarpino, detto Turuzzu, avrebbe secondo gli inquirenti “consentito l’avvicinamento a settori istituzionali anche per il tramite di ordini massonici e cavalierati” a favore di alcuni membri della cosca.
  • Benedetto Stranieri invece è un ex maresciallo dei Carabinieri, diventato poi l’avvocato di Nicolino Grande Aracri, che secondo quanto scritto dai PM, avrebbe avvicinato “soggetti gravitanti in ambienti giudiziari della Corte di Cassazione, anche remunerandoli, al fine di ottenere decisioni giudiziarie favorevoli ad Abramo Giovanni”.

Il sottile filo che lega la cosca dei Grande Aracri a sistemi esterni alla ‘ndrangheta non è dunque un argomento nuovo. La novità sta nel contesto in cui Valerio inserisce queste dinamiche. Per la prima volta, infatti, un pentito sta raccontando del ruolo di alcuni avvocati in Emilia Romagna.

“Si prestano anche a altre cose, perché si verifica anche in Aemilia, appunto, giusto appunto si prestano a fare strategie per fare intervenire politici o stimolare… come dire?… elementi reggiani per… a favore della consorteria reggiana” ed ancora “So che ci sono queste conoscenze massoniche”.

“Grazie alle sue conoscenze avrebbe aggiustato il processo in Cassazione” racconta il pentito riferendosi ad un avvocato, il cui nome è coperto dall’omissis. Favori alla cosca, legami con la massoneria, pressioni sulla Cassazione: sono questi i tre elementi posti in luce da Antonio Valerio. Le sue dichiarazioni vanno dunque, ancora una volta, verso una direzione ben precisa ovvero svelare dinamiche, nomi, ruoli che ancora oggi non sono emersi. Valerio sta parlando, raccontando cose mai raccontate qui in Emilia Romagna. Coinvolgendo intoccabili. La domanda che a questo punto sorge spontanea è: a chi sta parlando? Perché?