di Claudio Del Frate. Pubblicato su Il Corriere della Sera il 18 settembre 2017.

Il locale apparteneva a Giuseppe «Pino» Giglio, collaboratore di giustizia nel processo «Aemilia» ed è stato confiscato 15 giorni fa. L’amministratore: «andiamo avanti lo stesso, per affermare il valore della legalità»

In due mesi al ristorante agriturismo «Giglio» di Crotone, sono arrivate 30 disdette per banchetti di nozze già prenotati. Eppure il locale su Tripadvisor vanta un 60% di recensioni che lo classificano come «eccellente» e in pochi hanno avuto di che lamentarsi per la qualità del cibo o del servizio. Che cosa è dunque successo? E’ successo che il locale appartiene (o meglio, apparteneva) a Giuseppe «Pino» Giglio, ritenuto esponente di spicco delle cosche locali che però è diventato collaboratore di giustizia all’interno del processo «Aemilia». Quest’ultimo pochi giorni fa è sfociato in pesanti condanne in appello contro esponenti dei clan calabresi trapiantate al nord. «Due o tre disdette possono capitare, ma 30 sono il sintomo di una manifesta ostilità» commenta Rosario Di Legami, l’avvocato responsabile del locale da quando è stato strappato ai proprietari e posto sotto la tutela dello Stato.

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