di Pierluigi Senatore. Pubblicato il 6 giugno 2017 su mafie.blogautore.repubblica.it

Mafia e antimafia: il diavolo e l’acquasanta. Due fronti che dovrebbero essere ben distinti, ma che in realtà non sempre lo sono. Se da una parte abbiamo una mafia che ha ben presente i propri obiettivi: potere e denaro, dall’altra c’è un’antimafia divisa tra duri e puri portatori del “verbo” e tutti gli altri. Un’antimafia che spesso non è capace di fare fronte comune ma che si ritrova a difendere interessi di bottega.
In Emilia-Romagna una vera e propria coscienza antimafia si è sviluppata in modo lento, molto lento. Nonostante i segnali ci fossero già da molti anni, la convinzione era e in alcuni è ancora così che qui la mafia, nella terra dei partigiani, delle Coop rosse e bianche, del buon governo della Sinistra, non potesse mettere radici ma solo fare la sua apparizione in modo sporadico e comunque i nostri anticorpi avrebbero espulso questo virus contagioso, eliminato questa metastasi che aveva colpito altre regioni.

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