Gazzetta di Reggio – 19 maggio 2016

Bottiglie incendiarie, buste contenenti proiettili, un cuore di suino infilzato da una siringa, auto a fuoco in serie, minacce a mano armata, luoghi in cui punire chi parla troppo “infilandolo in un sacco con la testa tutta dentro e la lingua fuori”: per far capire chi comandava il nucleo emiliano della ndrangheta ha organizzato 124 atti intimidatori, da Modena a Piacenza, tra gennaio 2010 e ottobre 2012. Questo emerge dal racconto del maggiore Andrea Leo, testimone al processo Aemilia.

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