di Antonio Fabbri. Pubblicato il 10 giugno 2017 su mafie.blogautore.repubblica.it
Per anni nelle banche di San Marino si sono accumulati denari senza che ci si preoccupasse troppo se fossero il frutto del nero della Riviera o, peggio, dell’attività criminale delle mafie.
La convinzione è che il crimine paga, soprattutto se il denaro lo si sa nascondere bene e nei posti giusti, attraverso i consulenti adatti e i professionisti esperti.
Quando, anche dietro la pressione degli organismi internazionali, pure sul Monte sono state approvate leggi adeguate per la lotta al riciclaggio, quel denaro ha cominciato a puzzare.
E’ una dinamica rovesciata che si scorge da lassù. Una dinamica che dagli strani passaggi di denaro – messi in atto per occultare, trasferire sostituire, lavare il provento degli illeciti – risale ai reati presupposti e fa prendere coscienza che la mano economica delle mafie gestisce i suoi affari anche attraverso attività apparentemente lecite.
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