di Giancarlo Oliani. Pubblicato su La Gazzetta di Mantova il 13 luglio 2017.
Confermata a Brescia, dopo otto ore di camera di consiglio, la sentenza di primo grado. Sull’imprenditore nessuna prova di legami con le cosche.
MANTOVA. La Corte d’appello di Brescia ha assolto da tutti le accuse di reato Antonio Muto, l’imprenditore accusato di concorso esterno all’associazione mafiosa dei Grande Aracri. La sentenza, che conferma l’assoluzione ottenuta anche in primo grado, è stata emessa giovedì 13 luglio alle 18.30, dopo oltre otto ore di camera di consiglio. Il costruttore, che in questo momento si trova agli arresti domiciliari per un altro procedimento penale che ha in corso, era presente in aula con il figlio.
La Corte d’appello ha anche rideterminato e riqualificato le pene degli altri imputati. Francesco Lamanna, il direttore dei lavori nei cantieri edili del boss della ’ndrangheta cutrese Nicolino Grande Aracri, condannato in primo grado a 9 anni e 4 mesi, ha visto aumentare la sua pena a 10 anni e 4 mesi di reclusione più seimila euro di multa. Per Alfonso Martino, già condannato a Reggio Emilia a 9 anni di carcere i giudici dell’Appello hanno confermato la condanna in primo grado di 8 anni e 2000 euro di multa.
Riduzione di pena invece per Paolo Signifredi, il liquidatore, che ha portato a casa 5 anni e 27 giorni di reclusione. Per quanto riguarda invece i testimoni Salvatore Cozza ed Enrico Covelli, i giudici hanno deciso di rimettere gli atti che li riguardano alla Procura, perché indaghi sulla loro posizione processuale.
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