di Caterina Giusberti. Pubblicato su Repubblica Bologna il 28 novembre 2017.
In Emilia-Romagna il giro d’affari ufficiale nel 2016 è stato di 7 miliardi e mezzo, di cui 1,7 nel capoluogo. I clan sulle slot e le video lotterie.
Sette miliardi e mezzo bruciati in Emilia- Romagna nel 2016, 1,7 dei quali solo a Bologna. È il volume del gioco d’azzardo in regione, secondo gli ultimi dati dei Monopoli di Stato. Una cifra in crescita, dato che nel 2015 i miliardi giocati sono stati 6,9. La parte del leone la fanno macchinette, slot e videolottery, ma ci sono anche i siti di poker online, le lotterie, le corse dei cavalli, il lotto e il superenalotto. Un giro di affari che ingrossa le fila dei malati di ludopatia, ma soprattutto un bottino « saldamente in mano» alla criminalità organizzata, come denuncia l’associazione “Mafie sotto casa”, che ha appena pubblicato un video sull’argomento, spingendo i cittadini a premere per ottenere i dati ( in teoria pubblici) Comune per Comune e bar per bar. Per il 2016 in tutta l’Emilia- Romagna, si parla di sette miliardi e mezzo giocati e 5,9 vinti, con la differenza spartita tra Stato e gestori.
Quanto finisce nella mani delle mafie? « Le cosche – risponde Gaetano Alessi, uno dei fondatori dell’associazione – hanno sempre gestito il gioco d’azzardo in Emilia-Romagna: Cosa Nostra negli anni Ottanta, la Camorra negli anni Novanta, dal 2000 la ‘ Ndrangheta, passaggi fatti di comune accordo, in una sorta di pax mafiosa » . Una tappa decisiva l’ha segnata il processo Black Monkey, finito a febbraio. « Una sentenza importantissima – prosegue Alessi – perchs ha legato per la prima volta la mafia al gioco d’azzardo anche legalizzato, in Emilia- Romagna. Ora Nicola Femia è in carcere, ma i figli continuano a gravitare in questo business e a visitare le fiere di settore. Le ludopatie in Emilia-Romagna hanno numeri folli».
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