Pubblicato su Il Fatto Quotidiano il 3 maggio 2018.
Sono le parole usate dal gup Barbare nelle motivazioni della sentenza con cui nel febbraio scorso ha condannato undici persone, a pene che vanno da 1 anno e 2 mesi a 5 anni e 4 mesi. Avevano scelto il rito abbreviato mentre altri indagati hanno scelto l’ordinario.
Erano riusciti “a inserirsi nel mondo imprenditoriale lombardo e nazionale, ottenendo contratti di appalti di rilevante valore economico e spessore simbolico”. Ma anche ad “allungare i tentacoli fino a lambire i vertici dell’amministrazione comunale meneghina”. Sono le parole con cui il gup Giusy Barbara si riferisce ai fratelli Alessandro e Nicola Fazio, a Luigi Alecci, Emanuele Micelotta e Giacomo Politi. Ai Fazio fanno capo alcune società attive nel settore della sicurezza, compresa quella del palazzo di Giustizia di Milano. I due sono finiti al centro dell’indagine presunte infiltrazioni della famiglia catanese in appalti della Lidl e della Securpolice e ora sono sotto processo con il rito ordinario.
Del loro ruolo, però, parla anche il gup nelle motivazioni delle condanne di altri 11 indagati che aveva scelto il rito abbreviato. Nel febbraio scorso, infatti, il gup Barbara aveva condannato undici persone, a pene che vanno da 1 anno e 2 mesi a 5 anni e 4 mesi. Tra loro anche un’ex funzionaria del comune di Milano, Giovanna Maria Afrone, condannata a tre anni.
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