di Giorgio Curcio. Pubblicato su il Corriere della Calabria il 22 febbraio 2020.
Il procuratore di Duisburg, Uwe Muhlhoff, racconta al Parlamento europeo i dettagli dell’operazione “Pollino” e il lavoro della squadra investigativa comune con l’Italia. Tra impegno e paradossi legislativi: non si possono seguire i movimenti della auto in base alla targa e manca una banca dati nazionale
BRUXELLES. Una “squadra comune investigativa” (Joint Investigation Team) nata con l’intento di disarticolare in Europa le cosche della ‘ndrangheta calabrese. Italia, Germania e Paesi Bassi uniti, per la prima volta, contro un nemico comune e non più solo italiano. Un’alleanza che ha dato i suoi primi frutti con la maxi operazione “Pollino”, blitz che nel dicembre del 2018 portò al fermo di 90 soggetti in diversi paesi europei e in Sud America, tutti accusati a vario titolo di associazione dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, associazione mafiosa, riciclaggio, fittizia intestazione di beni ed altri reati, aggravati dalle modalità mafiose.
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