Pubblicato su “www.tvprato.it” il 22.02.2020
Il sistema di illegalità e di criminalità organizzata si configurano nella nostra città secondo un vero e proprio “sistema Prato” con caratteristiche proprie rispetto a quelle delle altre città toscane. Il professore Salvatore Sberna, docente di Politica comparata delle mafie alla Scuola Normale di Pisa, è partito da questo assunto nella trattazione del suo “Rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in Toscana” (realizzato dalla Scuola Normale e dalla Regione, 2017). La cornice era quella della seduta del consiglio comunale straordinario sull’illegalità nel lavoro, a cui hanno partecipato anche il procuratore di Prato Giuseppe Nicolosi, l’assessore regionale Vittorio Bugli, il coordinatore del Piano lavoro Sicuro Renzo Berti, oltre a rappresentanti di categorie economiche, sindacati, professionisti, Inps, Inail e Direzione territoriale del lavoro. “C’è una cifra oscura nell’illegalità pratese – ha affermato Sberna -, data dal fatto che le mafie, così come nel resto della Toscana, preferiscono il mercato allo sviluppo di forme di controllo territoriale e dei quartieri. E, in particolare a Prato, la criminalità organizzata ha esternalizzato a gruppi autoctoni i suoi servizi: a differenza di altre regioni del Centro e Nord Italia, in poche occasioni si è assistito a tentativi di ‘trapianto’ di gruppi mafiosi dalle terre di origine – per esempio le quattro mafie storiche nazionali – in Toscana”. La nostra città, secondo il report di Sberna, è terreno fertile per fenomeni di criminalità quasi prettamente economica, che fa leva sulla ricattabilità e sulla marginalizzazione dei lavoratori clandestini, e per fenomeni di riciclaggio di denaro sporco, per le cui segnalazioni Prato risulta essere al primo posto a livello nazionale. Le forme di criminalità di matrice straniera hanno una forte componente di compartecipazione di professionisti, operatori autoctoni che mettono il loro know-how al servizio della criminalità organizzata: “Bisogna approfondire il ruolo svolto da figure professionali come avvocati, commercialisti, architetti, ragionieri, che ampliano gli ambiti di proiezione dei clan promuovendone il livello di sofisticazione – ha detto il professor Sberna -, così come ci sono casi di interazione tra la criminalità e la Prato amministrativa”. Gli ambiti di proiezione dei clan risultano essere quelli illeciti (stupefacenti e prostituzione) e quelli riconducibili ad un’economia, di facciata legale, che richiede servizi criminali di risoluzione delle dispute tra datore di lavoro e operaio irregolare e di ritorno crediti (prestiti di denaro), “anche se il riciclaggio di denaro risulta essere ancora l’ambito di maggiore operatività per la criminalità organizzata a Prato”, aggiunge Sberna. Come detto la nostra città ha un primato per segnalazioni di riciclaggio, registrando dati dieci volte superiori alla media delle altre province italiane; Prato risulta anche la prima città in Toscana per numero di aziende confiscate e il secondo capoluogo di provincia per beni confiscati.
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