di Laura Tedesco. Pubblicato su Il Corriere del Veneto il 8 giugno 2024.

Le «vie brevi» dell’illegalità percorse con la violenza, gli intrecci «pericolosi» tra la società civile e le diramazioni veronesi delle cosche calabresi.

Intimidazioni mafiose a colpi di pistola, agguati a mano armata per vendicarsi di un mancato pagamento o, addirittura, di un banale sgarbo. E poi il «farsi giustizia da sé», assoldando i sodali della malavita senza aspettare le decisioni dei Tribunali.

Le vie dell’illegalità

Le «vie brevi» dell’illegalità percorse con la violenza, gli intrecci «pericolosi» tra la società civile e le diramazioni veronesi delle cosche calabresi, i favori reciproci tra l’imprenditoria in doppiopetto con un piede in politica e la manovalanza armata e incendiaria della criminalità organizzata di origini crotonesi diventata ormai «di casa» nel Veronese. E poi un sindacalista, il compianto veronese Gianmassimo Stizzoli, che sarebbe stato minacciato e fatto picchiare, esasperandolo e impaurendolo al punto da indurlo ad abbandonare l’attività rappresentativa a tutela dei lavoratori, perché «infastidiva la direzione di un’azienda (Vierrecoop)» il cui gestore Alfredo Frinzi è ora tra i 41 imputati nella maxi inchiesta «Isola Scaligera 2» dell’Antimafia di Venezia. Agguati con il kalashnikov, ricatti con metodi mafiosi, e poi il fuoco: tanti, troppi incendi «sospetti», soprattutto ai danni di auto e aziende, dolosamente appiccati per risolvere «questioni d’affari» senza attendere le sentenze dei Tribunali, oppure per truffare le assicurazioni sui risarcimenti per danni da incendio. Con questa «Isola Scaligera 2» si sale si livello, portando alla luce reati più pesanti, commistioni inquietanti tra malavita e imprenditoria legata a sua volta alla politica, spedizioni punitive ideate da titolari e gestori di aziende che si sarebbero avvalsi come esecutori materiali dei raid personaggi della cosca ‘ndranghetista «Arena- Nicoscia» insediata nel Veronese.

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