di Franco Veroli. Pubblicato su Il Resto del Carlino il 15 dicembre 2024.

Lo studio della Cgia sulla base dei dati della Direzione nazionale antimafia e dell’autorità giudiziaria.

Sono 511 le imprese presenti in provincia di Macerata potenzialmente contigue o comunque “permeabili” a contesti di criminalità organizzata. Questo il numero che emerge da un’indagine condotta dall’Ufficio studi della Cgia sulla base dei dati in possesso dell’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia che, per legge, riceve ogni anno dagli intermediari finanziari centinaia di migliaia di segnalazioni di operazioni sospette.

Si aggiunga che l’Uif ha incrociato anche gli scambi informativi acquisiti dalla Direzione nazionale antimafia e dall’Autorità giudiziaria. “Grazie a questo mix di dati – spiega la Cgia – è stato possibile censire almeno 150mila imprese italiane che potrebbero essere potenzialmente controllate o collegate a vario titolo alle organizzazioni criminali di stampo mafioso”. “È evidente che la certezza dell’infiltrazione può avvenire solo ed esclusivamente a seguito di un’attività investigativa e giudiziaria”, ma i numeri e le informazioni consentono di parlare di aziende “in odor di mafia”, laddove con quest’ultimo termine si intendono “attività illegali ascrivibili a camorra, cosa nostra, ’ndrangheta, sacra corona unita, mafia nigeriana, organizzazioni criminali provenienti dall’Europa dell’est…).

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