di Cecilia Anesi. Pubblicato il 23 luglio 2025 su IrpiMedia.

Tonnellate di cocaina lanciate nel Mar Mediterraneo: un affare gestito dalla mafia turca, in alleanza con colombiani, albanesi e calabresi.

È buio pesto nelle acque internazionali a sud di Capo Passero, nel Canale di Sicilia, ma il ponte di coperta del cargo Plutus, battente bandiera di Palau, è in piena attività. La nave ha rallentato notevolmente, mentre alcuni marinai armeggiano per un’ora abbondante con dei pacchi di polistirolo, che sistemano in delle reti alle quali vengono appesi dei galleggianti.

Costruita questa specie di zattera, l’equipaggio la lascia scivolare in mare, e il comandante dà l’ordine di ripartire, avanti tutta verso la Turchia.

Di notte in mare aperto il mondo intero si riduce a quanto illuminato dalle luci di bordo, a occhio nudo è quasi impossibile scorgere altre navi, anche molto vicine, e l’equipaggio della Plutus è convinto di lavorare in completa solitudine. Ma a soli 200 metri da loro, a motore e luci spente, è appostato un pattugliatore della guardia di finanza, mentre dall’alto la telecamera a infrarossi di un aereo spia tiene d’occhio tutta la scena. Non è la Plutus il bersaglio, ma un peschereccio italiano che è in arrivo a recuperare il carico abbandonato in mare dalla cargo.

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