di Laura Fasani. Pubblicato su IlPost il 26 agosto 2025.
La mafia cinese, il comune commissariato, la crisi del distretto tessile più grande d’Europa e un carcere disastrato: negli ultimi mesi sembra che stia succedendo tutto lì.
A Prato stanno succedendo tantissime cose insieme, un po’ legate tra loro e un po’ no: la città è commissariata perché l’ex sindaca si è dimessa dopo essere stata accusata di aver favorito un imprenditore del settore tessile, settore di cui a Prato c’è il distretto più grande d’Europa e che intanto sta vivendo una grossa crisi. È pieno di problemi anche il settore dell’abbigliamento, dominato da imprenditori cinesi che spesso sfruttano i lavoratori e che hanno legami con la criminalità organizzata cinese, all’interno della quale sono molto aumentati gli scontri tra gruppi criminali. Nel frattempo si attendono gli esiti di un’altra inchiesta, sulle alluvioni che fecero morire due persone e causarono tantissimi danni; e anche il carcere della città ha molte criticità, che vanno avanti da tempo.
Tutto questo si inserisce in un contesto complesso, poco noto al di fuori della Toscana. Prato ha quasi 200mila abitanti, è una città grande, tra le più grandi del Centro Italia. Al suo interno accadono fenomeni sociali ed economici enormi, che vanno molto al di là della dimensione locale (è una di quelle città che vengono spesso definite “laboratorio”). I più evidenti hanno a che fare proprio con il distretto tessile e quello dell’abbigliamento (che spesso nei discorsi vengono appaiati, ma non sono la stessa cosa), e poi con l’elevata presenza di abitanti con diverse nazionalità: a Prato c’è la seconda comunità cinese più numerosa d’Italia dopo Milano, ma molto maggiore se si considera rispetto alla popolazione.
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