di Sofia Nardacchione. Pubblicato su liberainformazione.org il 28 ottobre 2018.
Una prima parte del Processo Aemilia si è conclusa: mercoledì 24 ottobre è arrivata la sentenza della Cassazione dei riti abbreviati. Su 46 ricorsi presentati, 40 condanne sono state confermate. Tra queste ci sono quelle di tutti i principali boss mafiosi a capo della ‘ndrina emiliana, tranne Michele Bolognino, la cui condanna arriverà a breve, insieme alle condanne del rito ordinario.
Confermate in via definitiva, quindi, le pene del 1° e del 2° grado a Nicolino Grande Aracri, che non aveva un ruolo di primo piano nel processo, condannato a 6 anni e 8 mesi; Alfonso Diletto a 14 anni e 2 mesi; Francesco Lamanna a 12 anni; Romolo Villirillo a 12 anni e 2 mesi; Nicolino Sarcone alla pena più alta di 15 anni; Antonio Silipo a 14 anni e Antonio Gualtieri a 12 anni. Confermata poi la condanna a Domenico Mesiano, ex autista del questore di Reggio Emilia, condannato a 8 anni e 6 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa e per le minacce alla giornalista Sabrina Pignedoli.
Condannati in via definitiva anche i “simboli” di quella zona grigia che ha permesso alla ‘ndrangheta di radicarsi in terra emiliana: i professionisti – denominati “borghesia mafiosa” dai giudici della Corte d’Appello nelle motivazioni delle sentenze di 2° grado – Roberta Tattini, consulente finanziaria condannata in via definitiva a 8 anni e 8 mesi, e Marco Gibertini, ‘giornalista’ condannato a 9 anni e 4 mesi.
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