Pubblicato su “roma.repubblica.it” il 07/07/2020
Una facciata legale dietro alla quale si nascondevano tutte le attività classiche delle associazioni mafiose. La squadra mobile e il nucleo speciale di polizia valutaria della Finanza, coordinati dalla Dda, hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a 16 persone, mentre per 6 i domiciliari e per altri 6 l’obbligo di dimora. Si tratta dell’ennesimo colpo al clan Senese, il cui capo, Michele, è ritenuto dagli inquirenti una delle figure centrali della mala capitolina. Tanto che nelle intercettazioni, uno degli arrestati dice di lui: “Cioè, qui stiamo parlando de chi è il capo de Roma! No il capo di Roma, il capo, il boss della camorra romana!!! Comanda tutto lui!!”. E di sicuro continuava a farlo anche dal carcere grazie all’aiuto del figlio Vincenzo e della moglie Raffaella Gaglione, come sottolinea il gip Annalisa Marzano che scrive: “Le investigazioni hanno permesso di svelare che perfino il regime carcerario appare inidoneo a recidere i contatti di Senese con il territorio su cui esplica il proprio dominio criminale. Tale evidenza impone il ricorso al regime cautelare della custodia in carcere ritenendo ogni altra misura certamente inadeguata allo scopo”.
Senese è anche detto “O pazz'”, ma il magistrato esclude “radicalmente che l’equilibrio psicofisico di Michele Senese sia inficiato da patologie psichiatriche, strumento cavalcato da Senese in trascorse vicende giudiziarie, smentite proprio dal tenore di numerosi dialoghi intercettati nel corso delle indagini che hanno invece dimostrato lucidità, freddezza e piena coscienza e consapevolezza delle sue opere”.
Gli inquirenti hanno sequestrato 15 milioni di euro, tra società e ristoranti: sono queste le attività lecite grazie alla quali il clan cercava di ripulire il denaro. Un patrimonio che, non hanno dubbi gli inquirenti, era provento di reato. Dal traffico di stupefacenti all’usura: lo stesso gip sottolinea come, “il sistema illecito compiutamente sviscerato diviene ancora più attuale e allarmante in questa fase di grave crisi di liquidità degli operatori economici, i quali, nell’esigenza di recuperare denaro in contanti per far fronte alla più grande crisi economica degli ultimi decenni dovuta alla pandemia da Covid-19, potrebbero ricorrere, in maniera sempre più ampia e diffusa, ai prestiti erogati dalla criminalità organizzata a costi decisamente superiori a quelli legali”.
In carcere anche la moglie, il figlio e il fratello di Senese, Angelo, che continuavano a gestire l’attività: il boss è detenuto nel carcere di Catanzaro dal quale, però, continuava a gestire gli affari di famiglia. In più di un’occasione, durante un colloquio in carcere, lui e il figlio si sono scambiati le scarpe che, stando alla ricostruzione degli investigatori coordinati dal procuratore aggiunto Ilaria Calò, contenevano pizzini con indicazioni sugli “affari di famiglia”.
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