di Maria Vittoria Giannotti. Pubblicato su La Stampa il 26 marzo 2018.
L’ombra delle infiltrazioni camorristiche negli appalti pubblici. E lavori pubblici per milioni di euro assegnati senza gara di appalto e, spesso, mai portati a termine. Sono questi gli scenari che fanno da sfondo all’inchiesta che, questa mattina, ha portato le Fiamme Gialle a effettuare cinquanta perquisizioni tra la Toscana, soprattutto nella provincia di Lucca, e la Campania. Cinque le ordinanze di custodia cautelare eseguite: due in carcere e tre ai domiciliari. Gli indagati sono undici mentre il valore dei beni sequestrati ammonta a circa sei milioni di euro: nel mirino una trentina di aziende che, secondo l’accusa, sarebbero gestite da imprenditori o prestanome, alcuni dei quali considerati vicini al clan dei Casalesi.
Le indagini dei militari della Guardia di Finanza di Lucca, coordinate dal Procuratore Capo di Firenze, Giuseppe Creazzo, e dal Sostituto Procuratore, Giulio Monferini, in un’operazione che ha preso il nome di “Ghost tender” hanno portato allo scoperto le attività di un gruppo criminale, attivo soprattutto in Lucchesia, che era riuscito ad aggiudicarsi, negli ultimi anni, più di cinquanta lavori della Asl 3 di Napoli Sud, per circa sei milioni di euro, grazie a turbative d’asta realizzate con accordi di cartello. Il meccanismo era studiato per aggirare la procedura della gara d’appalto: lavori classificati di somma urgenza e banditi con importi inferiori a quelli necessari per far scattare l’obbligatorietà della gara. Il sistema coinvolgeva alcuni imprenditori edili che si servivano di società con sede in Toscana e in Campania: molte di queste erano aziende fittizie, create con il metodo “apri e chiudi” e talvolta intestate a prestanome.
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