Pubblicato su La Gazzetta di Modena il 9 ottobre 2018.
Condannato ieri in abbreviato uno degli esecutori: 30 anni a Nicolino Sarcone. Otto anni anche al pentito che ha riaperto l’inchiesta. Il 52enne sarà processato.
Un carpigiano di 52 anni imputato per il concorso nei due omicidi di mafia commessi a Brescello e Reggio nel 1992, da un gruppo di fuoco che aveva basi tra Carpi e Modena ed era telecomandato dal boss della ’ndrangheta Nicolino Grande Aracri.
Lo ha per il momento certificatola decisione assunta ieri dal giudice di Bologna. Che ha condannato con rito abbreviato a 30 anni di reclusione Nicolino Sarcone, l’uomo che aprì il fuoco. Condannato a 8 anni anche Antonio Valerio, il pentito che un anno fa al processo Aemilia in corso a Reggio svelò un mistero durato più di 25 anni. Aprendo l’ultimo troncone della maxi inchiesta, denominato “Aemilia 1992”.
Il giudice ieri ha rinviato a giudizio (tra gli altri indagati di quella che fu allora una guerra tra le cosche che si contendevano il potere a Cutro e in Emilia) Antonio Lerose, detto Renè, classe 1966, cutrese trapiantato a Carpi. L’ordinanza rinvia a giudizio anche Nicolino Grande Aracri, 58 anni, considerato il capo dell’omonima cosca di Cutro, che a Reggio e Modena vanta fior di legami e parentele. Secondo quanto ricostruito dalla nuova indagine della Dda, condannati e rinviati a giudizio assassinarono Nicola Vasapollo, 33 anni, il 21 settembre del 1992 a Reggio, e Giuseppe Ruggiero, 35 anni, il 22 ottobre dello stesso anno nella Brescello da sempre pervasa dalla cosca.
Per continuare a leggere, clicca qui.