di Giovanni Tizian. Pubblicato su L’Espresso il 10 maggio 2017.
L’ex ministro, componente della commissione antimafia è indagato con l’accusa di aver fatto pressioni per favorire un’impresa ritenuta vicina alla ’ndrangheta. E dalle intercettazioni emergono le minacce del politico alle forze dell’ordine.
Lui che ha sempre difeso l’onore delle forze dell’ordine, ora si ritrova accusato, tra l’altro, di aver minacciato con pressioni indebite due ufficiali dell’Arma dei carabinieri.
L’ex ministro del governo Berlusconi, Carlo Giovanardi, starà ripensando a tutte quelle volte in cui si è schierato per proteggere dal “fango” mediatico gli uomini in divisa ogni volta che uno di questi finiva al centro delle cronache per aver violato la legge, vedi caso Cucchi, Aldrovandi e molti altri ancora. Perché il senatore ha un’idea di Stato molto particolare. È lui stesso a spiegarla a un colonnello dei carabinieri, il quale, poi, sentito come persone offesa in un’indagine antimafia, ai pm riferisce: «Il senatore ha raccontato di un generale dell’Arma che aveva avuto problemi giudiziari, relativi agli anni Ottanta. Riferendosi alla successiva assoluzione del militare, Giovanardi disse che aveva ottenuto dall’allora ministro dell’Interno Mancino un interessamento a favore del medesimo per quanto riguardava il sostegno delle spese legali. Disse precisamente che il giorno dopo aver parlato con Mancino si presentò qualcuno alla porta del generale con il contante. Specificò poi trattarsi di 70 milioni di lire. Mi pare che il senatore abbia riferito questo episodio dicendo che questo era quello che doveva fare lo Stato e cioè essere vicino, disse che lui lo Stato lo intendeva in quel modo, non compresi se alle forze di polizia o a chi risultava poi assolto».
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