di Salvatore Mannino e Sergio Rossi. Pubblicato su La Nazione il 9 marzo 2018.
Blitz della Forestale nel sito in cui il materiale era stato stoccato: tutto sequestrato, ora scattano le analisi approfondite.
Arezzo, 9 marzo 2018 – I guai della superstrada della vergogna non finiscono mai. L’ultimo scandalo (potenziale per ora) della E45, pomposamente ribattezzata come l’alternativa all’Autosole da Orte a Ravenna, in realtà poco più di una mulattiera disseminata di buche, gobbe e sensi unici alternati, lo svela il blitz dei carabinieri Forestali della procura di Arezzo, che ieri mattina hanno sequestrato il materiale franato un paio di settimane fa da una piazzola di sosta a Pieve Santo Stefano, Valtiberina toscana.
Non è solo terra e roccia, come dovrebbe essere, ritengono i protagonisti dell’operazione, ma un conglomerato che va classificato alla voce rifiuti speciali. Il che getta pesanti ombre sul fondo stradale della E45, almeno nel tratto toscano: difficile pensare che se di rifiuti si tratta, siano stati adoperati solo per realizzare una piazzola. Ma la conferma ai sospetti potrà venire solo dalle analisi delle prossime settimane: si dovessero trovare tracce di olii e altre sostanze che poco hanno a che fare con una massicciata stradale, sarebbe la prima prova che il caso E45 va ben al di là di quanto ipotizzato finora nelle inchieste del procuratore capo Roberto Rossi, con titoli di reato che spaziano dall’attentato alla sicurezza dei trasporti al disastro colposo.
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