di Lorenzo Priviato. Pubblicato su “Il Resto del Carlino” il 10 gennaio 2019.
Case, terreni, partecipazioni societarie, denaro. Valore complessivo, 50 milioni di euro. In poche parole, un impero. Ma tutto quanto possiede Vincenzo Secondo Melandri, il 50enne re del vino originario di Faenza e residente a Russi, sarebbe frutto di provento illecito. A questa conclusione è giunto il Gip di Ravenna Andrea Galanti che, sulla scorta delle indagini della Dia di Bologna – l’antimafia – e della Guardia di Finanza di Ravenna, ha disposto il ‘sequestro finalizzato alla confisca’ dell’intero patrimonio che appartiene all’imprenditore, attualmente in carcere nell’ambito dell’inchiesta – coordinata dai Pm Alessandro Mancini e Lucrezia Ciriello – su compravendita di vino, ritenuta fittizia, e conseguente emissione di fatture false al fine di riciclare denaro.
Sotto sequestro sono finiti anche immobili e disponibilità finanziare appartenenti alla ex moglie e all’attuale compagna di Melandri, coimputata assieme a cinque pugliesi nel processo in abbreviato che avrebbe dovuto concludersi ieri. Ma che proprio in ragione dei nuovi sequestri è stato rinviato a febbraio. A chiederlo sono stati i legali degli imputati, il tempo necessario per studiarsi questo nuovo faldone di cento pagine. Melandri – alla sbarra per riciclaggio, autoriciclaggio, usura e trasferimento fraudolento di valori – è difeso dagli avvocati Ermanno Cicognani e Antonio Vincenzi.
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