Pubblicato su La Gazzetta di Mantova il 10 luglio 2017.
I pm chiedono 30 anni per il muratore di Pietole ritenuto referente locale della cosca, 14 per la moglie e 2 per il figlio.
MANTOVA. La scure dell’accusa è calata nel tardo pomeriggio. Trent’anni al boss Nicolino Grande Aracri e al muratore di Pietole Antonio Rocca e 14 anni alla moglie di quest’ultimo, Deanna Bignardi, e due anni al figlio Salvatore Rocca.
Queste alcune delle richieste di condanna avanzate dai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Brescia, Claudia Moregola e Paolo Savio, durante la requisitoria al processo Pesci che vede alla sbarra sedici imputati accusati di far parte della cosca di Nicolino Grande Aracri, di cui sarebbero stati il braccio operativo nel Mantovano. Sta dunque per arrivare alle battute finali il processo con rito ordinario che si celebra a Brescia teso a dimostrare l’esistenza di un’associazione mafiosa che faceva capo alla cosca cutrese di Grande Aracri con interessi e affari nel territorio Mantovano.
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