[continua dalla puntata precedente…]
[3] Le mafie in società
La Commissione sposta poi l’attenzione sul legale tra la criminalità organizzata e le società di calcio, e in particolare alla possibilità di riciclare denaro sporco attraverso i club. Il crimine organizzato, infatti, sa cogliere nel calcio e nelle attività collegate importanti opportunità per “ampliare il panorama già vasto dei propri traffici illeciti, aprire nuovi canali per il riciclaggio dei capitali di illecita provenienza e, non ultimo, per perseguire strategie di acquisizione o consolidamento del consenso sociale in più o meno ampi segmenti della popolazione”.
Tra l’altro nel calcio professionistico le società hanno, frequentemente, un deficit di patrimonializzazione finanziaria; spesso sono finanziate dai soci o da soggetti terzi che intervengono in aiuto. Questo significa che si tratta di contesti “più vulnerabili, dove la criminalità mafiosa può facilmente offrirsi come leva finanziaria alternativa ai circuiti bancari, oltre a diventare vettori della raccolta e della gestione del consenso sociale sul territorio, specialmente in provincia, da parte delle locali organizzazioni criminali di tipo mafioso”.
La Commissione cita alcuni esempi:
- la polisportiva Isola Capo Rizzuto “società detentrice e proprietaria del titolo sportivo e della squadra di calcio di Isola Capo Rizzuto, militante nel campionato di serie D, è stata sottoposta a sequestro su richiesta della procura distrettuale di Catanzaro per essere stata il veicolo del reimpiego di capitali illeciti della ‘ndrangheta, proprio al fine di acquisire la squadra dai precedenti proprietari”
- il patron del Foggia calcio, Fedele Sannella, “è stato arrestato il 24 gennaio 2018 su richiesta della procura distrettuale di Milano, all’interno dell’inchiesta “Black security”, chiedendo contestualmente il commissariamento della società di calcio in base al decreto legislativo 8 giugno 200, n. 231 sulla responsabilità amministrativa delle società per reati commessi dai propri vertici nell’interesse aziendale. Secondo la procura sarebbero stati riciclati nelle casse della società 2 milioni di euro frutto di evasioni fiscali, appropriazioni indebite e bancarotte a titolo di “finanziamento soci” da parte del commercialista Massimo Ruggiero Curci, già socio ed ex vicepresidente onorario del Foggia.”
[4] Calciatori e match-fixing
L’azzardo è sempre piaciuto alle mafie, in qualunque veste e forma, compreso il match fixing, cioè l’alterazione del risultato sportivo al fine di conseguire illeciti guadagni attraverso il sistema dei giochi e delle scommesse legali e illegali.
“La possibilità di avere libero accesso agli ambienti societari” spiega la Commissione antimafia “e, ancor di più, la frequentazione di un calciatore importante della squadra locale per un soggetto mafioso ha una duplice valenza:
- è motivo di rafforzamento della propria immagine e del proprio prestigio personale all’interno del sodalizio mafioso e diventa, dunque, seppure in molti casi in maniera anche ingenua o inconsapevole da parte del calciatore, un veicolo di affermazione nel mondo della stessa malavita organizzata;
- è dettato da questioni di carattere essenzialmente economico e di reimpiego di capitali illeciti, assume importanza fondamentale per accreditarsi a livello sociale, sia come immagine nell’opinione pubblica, sia per i rapporti che si riescono a instaurare con il mondo imprenditoriale, amministrativo e politico locale”.
In alcuni casi, i calciatori si avantaggiano consapevolmente di determinate “amicizie”, utili a consolidare la propria figura a livello sociale, incutere rispetto attraverso un’intimidazione «mediata» o risolvere con metodi poco ortodossi le proprie questioni personali, spesso di carattere economico, con soggetti terzi. L’esempio più eclatante è quello di Fabrizio Miccoli, ex bandiera del Palermo, condannato dal tribunale di Palermo il 20 ottobre 2017 a tre anni e sei mesi per estorsione, con le aggravanti di aver commesso il fatto, avvenuto a Palermo nel settembre-ottobre 2010, avvalendosi del metodo mafioso e della violenza e minaccia commessa da più persone.
Insomma: dalla relazione della Commissione parlamentare emerge un quadro preoccupante che rende urgente, sia sotto il profilo della prevenzione sia sotto quello del controllo delle attività illecite, “strumenti, normativi e organizzativo-amministrativi, per rendere tutti i soggetti della filiera sportiva consapevoli del rischio di infiltrazione mafiosa e quindi attrezzati per fronteggiarlo insieme alle istituzioni.”
Leggi qui la prima parte dell’articolo su mafia e calcio.