Gazzetta di Reggio – 22 marzo 2017 –
Processo Aemilia: ieri in aula ricostruiti gli affari di Michele Bolognino a Reggio e in riviera romagnola
REGGIO EMILIA. Una fitta rete di prestanome per gestire attività commerciali a Reggio ma anche in riviera romagnola. Per la Dda Michele Bolognino, residente a Montecchio, è una figura di spicco della cosca Grande Aracri perché aveva un ruolo di primo piano nel reinvestire il denaro in attività lecite. Il suo compito, secondo le accuse, prevedeva l’organizzazione di intrecci societari e teste di legno per mettere al sicuro gli investimenti del clan. Ieri mattina in aula sono stati ascoltati i militari della Guardia di finanza e i carabinieri di Rimini che nel 2012 accesero i riflettori sulle attività di Michele Bolognino e del fratello Francesco a Riccione: il bar “Café Reale” sul lungomare D’Annunzio 225 di Riccione e il bar pasticceria “Goloso e curioso” di piazza Unità 14. I due locali sono stati gestiti, a partire dal giugno 2011, da Michele e Francesco Bolognino con Giuseppina Verrazzo e Alfonso Gallo – che ne erano i formali intestatari, nelle licenze e nelle autorizzazioni amministrative per l’esercizio della tabaccheria – e di Simone Poggioli. Nell’udienza si è parlato anche del ristorante “Millefiori” di Montecchio, poi “Cenacolo del pescatore”.
Gli inquirenti hanno illustrato tutti gli elementi che provano come i fratelli Bolognino fossero i reali gestori di queste attività. Erano infatti loro a incontrare i fornitori, e sbrigare tutte le questioni più importanti, erano spesso all’interno di queste attività e avevano la piena disponibilità della cassa. Durante un’attività della Guardia di finanza al Caffè Reale di Riccione Michele Bolognino si qualificò persino come «fratello del titolare». Negli interrogatori del 2015 Bolognino, che è difeso dall’avvocato Carmen Pisanello, ha dato una sua versione su questa vicenda, senza negare il coinvolgimento nella gestione dei locali. Ha detto che erano intestate ad altri per due motivi: in primis perché – alla luce dei precedenti penali – non poteva avere il certificato antimafia, in seconda battuta perché avendo dichiarato fallimento non poteva avere rapporti bancari.
Nell’udienza di ieri un militare della Guardia di finanza di Rimini ha spiegato che nel 2012 fece anche accertamenti patrimoniali sui redditi della famiglia di Michele e Francesco Bolognino. Accertamenti che evidenziarono una discrepanza tra quanto dichiarato e la sola spesa alimentare calcolata secondo gli indicatori Istat per l’Emilia Romagna.
Gli accertamenti mostrarono acquisti di beni doppi rispetto ai redditi dichiarati. Sul Caffè Reale di Riccione nel 2012 indagarono anche i carabinieri perché emerse che alcuni fornitori erano stati pagati con assegni provenienti da un blocchetto rubato a Reggio nel 2009.