di Paolo Nencioni. Pubblicato su Il Tirreno il 3 aprile 2018.
Nel 2009 il sequestro delle pizzerie Donchisciotte facenti capo ai fratelli Giacomo e Carlo. Ora arrivano 52 rinvii a giudizio, c’è anche un ex vice questore di polizia.
PRATO. Inizierà dopo 10 anni tondi dalla fine delle indagini il processo a carico di 52 persone, alcune delle quali sono accusate di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata ai delitti di usura, estorsione, scommesse clandestine, sfruttamento della prostituzione e commercio di merce contraffatta, al controllo di locali notturni e pizzerie. Si tratta di quello che nel 2009 fu chiamato il clan Terracciano, facente capo a Giacomo e Carlo Terracciano, due fratelli originari di Pollena Trocchia e ritenuti vicini alla camorra.
Nove anni fa fece scalpore il sequestro della catena di pizzerie Donchisciotte, che secondo la Direzione distrettuale antimafia erano state acquistate coi soldi frutto di reati e ora sono passate di mano. L’inchiesta sui Terracciano ha preso le mosse a Lucca con l’operazione Dirty Horse (scommesse sui cavalli) e poi è stata sviluppata dalla squadra mobile di Prato. Tra le contestazioni mosse ai Terracciano dal sostituto Pietro Suchan e ora dal collega Giulio Monferini c’è anche di aver tentato di prendere il controllo della concessionaria Mercedes Fineschi (ora chiusa) tramite un presta nome, e di aver preso il controllo, sempre grazie a prestanome, di alcuni locali notturni tra cui l’Ocafioca di Prato (da tempo chiuso) e lo Show Girls di Campi Bisenzio.
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