Pubblicato su “gazzettadelsud.it” il 06/07/2020

Cocaina e marijuana nel Milanese grazie alla ‘ndrangheta. Tra il capoluogo lombardo e Reggio Calabria i carabinieri della Compagnia di Corsico, guidati dal capitano Pasquale Puca, hanno eseguito una misura di custodia cautelare nei confronti di 17 indagati.

Il gip ha disposto per 10 il carcere, a 5 ha concesso i domiciliari, e 2 hanno l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. I reati contestati sono quelli di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e detenzione e porto di armi clandestine; a due degli indagati è stata contestata l’aggravante del metodo mafioso per perché legati alla locale di ‘ndrangheta di Corsico-Buccinasco, dove si registra l’egemonia del clan Barbaro-Papalia.

I provvedimenti costituiscono il seguito dell’operazione denominata Quadrato, dell’ottobre 2018, per la quale nel giugno dell’anno dopo erano stati condannati con rito abbreviato Francesco e Antonio Barbaro, rispettivamente a 12 anni e 8 mesi e a 8 anni di reclusione con l’aggravante mafiosa; la stessa contestata a Francesco Pellegrini, condannato a 9 anni; i fratelli marocchini Ouadif avrebbero dovuto scontare invece oltre 8 anni, mentre Salvatore Barbaro aveva ricevuto una condanna a sei anni e 8 mesi, e Natale Trimobili a tre anni e 14mila euro di multa.

L’indagine di oggi ha consentito di fermare un grosso traffico di cocaina e marijuana nel Sud-Ovest della provincia di Milano. Fondamentali le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia.

Dovevano prendere in eredità la piazza di spaccio dell’hinterland sud di Milano, nei comuni storicamente controllati dalla ‘ndrangheta, come Corsico, Buccinasco e Cesano Boscone, dopo che i fratelli Barbaro (Salvatore, Francesco e Antonio) erano stati incarcerati: per questo era stato necessario far venire un «cugino dalla montagna», cioè dall’Aspromonte, per riprendere il controllo della droga su Milano.

L’indagine Quadrato 2 dei carabinieri di Corsico (guidati dal capitano Pasquale Puca e dal tenente Armando Laviola) ha portato alla luce la continuità con cui i clan di origine calabrese sono presenti al Nord e il loro radicamento nel mercato dello stupefacente, che rimane una delle «prime fonti di guadagno».

In linea con l’operazione Quadrato 1, nella quale i tre fratelli Barbaro erano stati arrestati – mentre un quarto, Giuseppe, assolto – l’inchiesta ha al centro due parenti del clan Barbaro-Papala, originario di Platì, in Calabria: Saverio Barbaro, 31 anni (cugino di secondo grado degli arrestati nella prima tranche) già noto sul territorio perchè controllava in particolare la piazza del quartiere Tessera di Cesano Boscone, e un suo parente, Luigi Virgara (45 anni) richiamato dal Sud a presidiare la zona.

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