di R. Galullo e A. Mincuzzi. Pubblicato su ilsole24ore.com il 3 aprile 2017.

La più grande lavanderia mondiale di denaro sporco ha l’aspetto tranquillizzante degli edifici di Belgravia, di Knightsbridge e di Mayfair. Ha il volto rispettabile dei banchieri della City e di Canary Wharf, e il suono delle Ferrari che il sabato mattina ruggiscono attorno a Grosvenor Square. Secondo la National Crime Agency (Nca), l’agenzia contro il crimine organizzato del Regno Unito, ogni anno in Gran Bretagna vengono riciclati tra 36 e 90 miliardi di sterline (tra i 42 e i 105 miliardi di euro), dal 2 al 5% del Prodotto interno lordo britannico pari a 1.800 miliardi di pound, e la gran parte di questi soldi approdano a Londra. Qui vengono investiti nell’industria finanziaria o nel mercato immobiliare delle abitazioni di lusso, sempre più fiorente.

L’ultima conferma del ruolo di Londra come porto sicuro del riciclaggio internazionale è il caso rivelato pochi giorni fa dall’organizzazione non governativa Occrp (Organized crime and corruption reporting project) e dal giornale russo Novaya Gazeta. Tra il 2010 e il 2014 almeno 20 miliardi di dollari sono stati riciclati a Londra attraverso una dozzina di grandi banche internazionali, una cifra che secondo gli investigatori britannici potrebbe arrivare a 80 miliardi di dollari. I soldi, frutto di tangenti e corruzione, confluivano nelle banche londinesi provenienti dalla Russia dopo essere transitati per la Moldova e la Lettonia.

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Il rapporto della National crime agency
Nel presentare l’ultimo rapporto sul crimine organizzato, il presidente della Nca Lynne Owens ha affermato che «la minaccia della criminalità organizzata continua a evolversi e lo ha fatto nel corso dell’ultimo anno in modi che hanno suscitato notevole e comprensibile attenzione dell’opinione pubblica. Ci sono stati grandi successi operativi che hanno abbracciato molteplici settori della criminalità, costruiti sulla collaborazione, che è fondamentale sia per la nostra comprensione della minaccia che per approntare le risposte più efficaci».
Sul sito dell’Agenzia si legge ancora – a chiare lettere – che la criminalità organizzata rappresenta una delle più gravi minacce alla sicurezza nazionale e per la collettività ha un costo stimato in oltre 20 miliardi di sterline all’anno.
Nel rapporto, diffuso a settembre 2016, l’agenzia ha definito il riciclaggio di denaro come «un rischio reputazionale e finanziario per il Regno Unito». Come se ciò non bastasse, l’incapacità di contrastare le reti corruttive, rappresenta un danno per le stesse società inglesi che invece operano nella più totale e trasparente tracciabilità finanziaria.

Pochi mesi prima – correva per l’esattezza il 24 novembre 2015 – di fronte alla Commissione parlamentare antimafia era stato Nicola Gratteri, attuale capo della Procura di Catanzaro, all’epoca procuratore aggiunto di Reggio Calabria, a fornire un punto di vista tutto italiano su quanto accade oltremanica. Con la solita schiettezza sciolse così il ghiaccio con la presidente Rosy Bindi: «Faccio solo un esempio: poco tempo fa ero a Londra. Noi pensiamo alle Bahamas, ma se lei si ferma dieci minuti al centro di Londra, vedrà che la macchina più piccola e più scadente che passa è una Bmw Serie 5. La concentrazione di ricchezza che io ho visto a Londra non l’ho vista da nessuna parte. Eppure a Londra non ce n’è un pozzo di petrolio, né una miniera di diamanti».

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