Pubblicato su stamptoscana.it il 21 settembre 2018.
Firenze – E’ forse la novità più rilevante emersa dal secondo rapporto annuale sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in Toscana: la criminalità organizzata sembra aver imparato a fare squadra. E’ una della conclusioni a cui arriva l’analisi condotta dalla Scuola Normale di Pisa su commissione della Regione, che approfondisce i contenuti della prima edizione presentata nel 2017 e traccia i contorni assunti in Toscana da mafie e corruzione, dando conto delle nuove dinamiche di espansione. In altre parole, i gruppi mirano ad un controllo più dei mercati che del territorio e frequenti sarebbero proprio gli scambi e i legami tra compagini criminali di origine differente, che fanno pensare a possibili integrazioni anche di natura organizzativa.
Sembra confermata intanto la tendenza delle mafie a non manifestarsi, in Toscana, con una presenza stabile e organizzata sul territorio. Pochi e sporadici casi insomma da articolo 416 bis, anche nel 2017, ma ben più numerose attività criminali a sostegno di associazioni di stampo mafioso. Se negli ultimi quindici anni il numero di condannati in Toscana per associazione resta molto limitato, diverso è il caso per i reati di favoreggiamento di organizzazioni criminali di stampo mafioso. Negli ultimi tre anni il distretto toscano è infatti il primo in Italia, dopo le tre regioni a presenza storica delle mafie (ovvero Campania, Calabria e Sicilia) per arresti o denunce con questa aggravante: 223 le persone coinvolte, oltre il 30 per cento del totale nazionale al netto delle tre regioni.
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