Di Giuseppe Baldessarro.
Pubblicato su La Repubblica il 16 settembre 2021.
Leggi qui l’articolo: https://www.repubblica.it/dossier/cronaca/storie-di-mafia/2021/09/16/news/mafie_sotto_casa_cosi_una_banda_di_ragazzi_emiliani_traccia_la_mappa_del_crimine-309080127/
👥 Sulla città di Reggio Emilia c’è il simbolo di un ‘omino’ e se ci clicchi sopra si apre una tendina: “Oscar Romolo Truzzi, ucciso il 16 aprile 1999”. Per saperne di più basta un altro clic e dal sito si arriva a una pagina di giornale nella quale è riportata la notizia dell’agguato mortale e i dettagli di “una storia di bische”. Ma non c’è solo quel simbolo sulla mappa in home page di ‘Mafie Sotto Casa’, c’è molto di più. C’è il simbolo delle ‘manette’ per le operazioni e gli arresti, quello della ‘lente d’ingrandimento’ che riguarda le indagini sui reati ambientali e della ‘fiamma’ che indica gli incendi dolosi. Basta cliccare e il visitatore viene risucchiato in un mondo fatto di crimini, inchieste, nomi, aziende, beni confiscati e processi. Gli ideatori di quello che loro stessi definiscono “una resistenza sociale alla cultura mafiosa”, sono giovanissimi e sul loro sito che è un centro di documentazione antimafia on-line hanno investito tempo e saperi.
🧑🏻💻 L’associazione che li mette assieme si chiama ‘La banda’, un nome che Gaetano, Enrico, Rebecca, Sara, Maurizio, Chiara, Andrea, Claudia e un gruppo di altri ragazzi declinano scherzando in mille maniere: “Una banda di folli”, “di amici”, di “idealisti”, “di sognatori”. Di fatto una “banda che ha fatto dello studio della mafie un servizio alla collettività. E cosa c’è di meglio che il web e i social per raggiungere quanta più gente possibile?” dice Gaetano Alessi, che del gruppo è uno degli animatori più attivi.
⚖️ L’associazione antimafia c’era anche prima, quando in Emilia si iniziava a capire quanto fosse pervasiva la presenza delle criminalità organizzate, il sito invece è arrivato dopo, quando nel gennaio 2015, con l’inchiesta ‘Aemilia’ questo pezzo d’Italia si è accorto di non essere per nulla immune alle attenzioni delle mafie. E infatti ad ‘Aemilia’ è seguito un maxi processo che per i suoi numeri è stato definito “il più importante del nord Italia”. La ‘ndrangheta aveva infiltrato interi settori economici, dove i luogotenenti del boss Nicolino Grande Aracri si muovevano da padroni. Avano messo radici in provincia di Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza infettando gli appalti, le attività commerciali, le aziende e interi pezzi delle istituzioni. Il processo è finito con la condanna di 147 imputati, con pene per oltre 1500 anni di carcere. In carcere non ci sono andati solo boss, affiliati e tirapiedi delle famiglie mafiose, ma anche emilianissimi imprenditori e professionisti che con i clan facevano affari.
🔛 Così l’associazione si è messa in moto, iniziando a raccogliere storie, atti giudiziari, relazioni delle forze di polizia e una ricca rassegna stampa da mettere a sistema in maniera che “fosse accessibile a tutti in maniera gratuita”. Una grande banca dati “il più possibile ricca”, sia sul presente che sul passato. Ma non è bastato. Perché i ragazzi, che nella vita lavorano, studiano o fanno altro, negli ultimi sei anni hanno deciso di andare da volontari sul territorio a parlare con la gente e soprattutto con i più giovani. Prima della pandemia, e quindi in meno di quattro anni, si sono dati appuntamento nelle scuole di ogni tipo, nelle sedi del sindacato e delle associazioni; hanno collaborato con sindaci e, quando li hanno chiamati, sono andati persino alle sagre di paese. “Abbiamo macinato chilometri per spiegare ovunque le mafie e il nostro sito – dicono – raccontando cosa è possibile trovarvi. Tantissimi neppure sapevano di omicidi, estorsioni, incendi che si sono consumati a poche centinaia di metri da casa loro. Anche per questo abbiamo chiamato il sito ‘Mafie Sotto Casa’ volevamo parlare di quel fenomeno criminale che non è affatto solo una questione del Sud, ma che, appunto, in Emilia come nel resto del Paese è possibile incrociare sullo nostro stesso pianerottolo”.
🆓 Sul sito si trovano anche i lavori prodotti dall’associazione (liberamente scaricabili). ‘La Banda’ ogni anno realizza un dossier cartaceo a cui, di recente, è stato associato un fumetto antimafia. Vanno ovunque e anche all’estero, come in Germania e Belgio dove hanno raccontato la loro esperienza. L’associazione è totalmente autofinanziata ed è formata solo da volontari, non percepisce alcun contributo pubblico e non “vende” i dossier, che vengono distribuiti ad offerta libera, così come non percepisce alcun rimborso spese per le iniziative che mette in piedi. “E’ un atto d’amore verso la collettività”, dicono. Sorridono e aggiungono: “E’ l’unico sito dove nella pagina ‘sostienici’ si può trovare una doppia scelta: aiutarci o querelarci, ma questo è lasciato al buon cuore di chi ci legge!”.