di Alessia Candito. Pubblicato su Repubblica Firenze il 19 febbraio 2018.
Trentasette misure cautelari, fra fermi e catture. Oltre 100milioni di beni sequestrati, più 64 aziende sparse su tutto il territorio nazionale, ma con interessi, sedi e controllate anche in Slovenia, Gran Bretagna e nei Paesi dell’Est. È la mappa dell’imprenditoria di ‘ndrangheta e dell’imprenditoria a cui sta bene la ‘ndrangheta quella emersa dalle operazioni “Martingala” e “Vello d’oro”, eseguite questa mattina da Guardia di Finanza e Dia e scaturite dalle inchieste delle procure distrettuali di Firenze e Reggio Calabria.
Dalle indagini (quella di Reggio Calabria coordianta dal pm Stefano Musolino e quella di Firenze da Ettore Squillace Greco) è emersa una rete di aziende impegnate nei settori più diversi – dalla grande distribuzione all’acciaio, dalle costruzioni agli appalti pubblici – tutte considerate di diretta espressione dei clan dei tre “mandamenti” della ‘ndrangheta del reggino, i Nirta-Scalzone per la zona jonica, gli Araniti per Reggio città, i Piromalli per la fascia tirrenica.
Tutti quanti potevano contare su imprenditori di fiducia che operavano non solo in regione, ma in tutta Italia, soprattutto in Toscana, e all’estero. Aziende di ‘ndrangheta in tutto e per tutto – spiegano fonti investigative – che non hanno incontrato difficoltà alcuna nel relazionarsi con soggetti economici del centro e nord Italia, nonostante il chiaro profilo criminale e l’opacità sulla provenienza dei capitali in ballo.
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