di Paolo Bonacini. Pubblicato su Il Fatto Quotidiano il 7 maggio 2022.
La sentenza mette la parola fine al maxi processo Aemilia, aperto con gli arresti del 2015 contro la ‘ndrangheta autonoma di origine calabrese insediata in Emilia Romagna. Sei gradi di giudizio, che hanno tenuto banco tra Reggio Emilia, Bologna e Roma, con oltre mille anni complessivi di condanne stabiliti tra rito abbreviato (sentenza definitiva nel 2019) e rito ordinario, per i due terzi circa dei 220 imputati iniziali giudicati colpevoli
È una sentenza storica quella pronunciata il 7 maggio dalla seconda sezione penale della Corte Suprema di Cassazione. Una sentenza che mette la parola fine al maxi processo Aemilia, aperto con gli arresti del 2015 contro la ‘ndrangheta autonoma di origine calabrese insediata in Emilia Romagna. Sei gradi di giudizio, che hanno tenuto banco tra Reggio Emilia, Bologna e Roma, con oltre mille anni complessivi di condanne stabiliti tra rito abbreviato (sentenza definitiva nel 2019) e rito ordinario, per i due terzi circa dei 220 imputati iniziali giudicati colpevoli.
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