di Paolo Bonacini, pubblicato su “Il Fatto quotidiano” il 25.04.2019
La base dell’associazione a delinquere scoperta una decina di giorni fa dai carabinieri era Reggio Emilia, dove i carabinieri della Forestale hanno sequestrato 108 cuccioli di razza e dove sono scattate le misure restrittive per tre dei quattordici indagati dalla procura reggiana. L’accusa è di traffico illecito di animali da compagnia, maltrattamento, frode in commercio, falsità in atti e truffa.
Commerciavano cuccioli di cani, prelevati in paesi dell’Est e rivenduti in Italia con alti profitti. Animali maltrattati, chiusi in scatoloni e costretti alla violenza di lunghi viaggi nei bauli delle auto per sfuggire ai controlli. Rivenduti con libretti sanitari falsi e microchip rubati. Lo facevano da tempo, come da tempo sui facili guadagni del traffico di cuccioli aveva messo le mani la cosca di ‘ndrangheta condannata nel processo Aemilia. La base dell’associazione a delinquere scoperta una decina di giorni fa dai carabinieri era Reggio Emilia, dove gli uomini della Forestali hanno sequestrato 108 cuccioli di razza e dove sono scattate le misure restrittive per tre dei quattordici indagati dalla procura reggiana. L’accusa è di traffico illecito di animali da compagnia, maltrattamento, frode in commercio, falsità in atti e truffa.