di Sara Donatelli. Pubblicato il 2 giugno 2017 su mafie.blogautore.repubblica.it
«Mano di gomma non voleva più dare conto ad Antonio Dragone e diceva: ‘Io sono un killer, io ci sto facendo il nome ai Dragone, io sto ammazzando la gente per i Dragone però loro si prendono i soldi e io no. A questo punto mi sono stancato, la famiglia me la alzo io, non do più conto ai Dragone’.. E quella volta lì si è passata la novità, noi non conoscevamo più Antonio Dragone, la famiglia Dragone, come capo, ma Nicolino man ‘e gomma”…». Eccolo qui, nelle parole del collaboratore di giustizia Vittorio Foschini, Nicolino Grande Aracri, mano di gomma, il boss della più potente cosca di ndrangheta dell’Emilia Romagna, oggi protagonista del più grande maxiprocesso mai registratosi in Emilia Romagna, “Aemilia”, che vede sul banco più di 200 imputati accusati a vario titolo di avere fiancheggiato, favorito e partecipato al disegno criminale ideato dalla cosca Grande Aracri.
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