di Jacopo Della Porta. Pubblicato su La Gazzetta di Reggio il 19 luglio 2017.
Due imputati vittime di agguati nel carcere di Reggio e di Bologna. A Cutro bruciata la casa del pentito Giuseppe Liperoti, che abitò a Brescello.
REGGIO EMILIA. Due detenuti sfregiati al volto, nel carcere di Reggio e in quello della Dozza a Bologna. Sette coltelli artigianali, ricavati da lattine, sequestrati nelle celle della Pulce. Protagonisti di queste vicende sono alcuni detenuti imputati per il processo Aemilia, sia nel troncone reggiano, che in quello con rito abbreviato a Bologna (dove si sta svolgendo l’appello).
La tensione dietro alle sbarre sta notevolmente salendo e intanto a Steccato di Cutro è stata data alle fiamme la casa di Giuseppe Liperoti, per anni abitante a Brescello, uno dei tre pentiti che hanno iniziato a fare dichiarazioni sulla cosca Grande Aracri (gli altri due sono gli imprenditori Giuseppe Giglio e Antonio Valerio).
Il primo agguato in carcere è accaduto a giugno in via Settembrini, dove secondo quanto emerge Gianni Floro Vito, avrebbe sfregiato al volto un altro detenuto, Gabriele Valerioti. Dopo questo fatto, la Dda ha chiesto alla polizia penitenziaria di verificare l’eventuale presenza di armi nelle celle. Nel corso di una perquisizione, effettuata il 27 giugno, sono saltati fuori coltelli artigianali che erano nella disponibilità di Gaetano Blasco, Palmo e Giuseppe Vertinelli, Gabriele Valerioti, Vincenzo Mancuso, Antonio Muto classe1955 e Antonio Muto classe 1978.
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