di Antonio Fabbri. Pubblicato su Libertas il 24 settembre 2018.
Alcune vicende giudiziarie recenti ricordano come l’attenzione vada tenuta molto alta sugli “effetti collaterali” del gioco.
Nel recente dibattito Consiliare che ha visto il via libera al poker negli hotel, seppure sotto la supervisione e autorizzazione dell’Ente di Stato dei Giochi, perplessità sono state espresse sia dai banchi dell’opposizione sia da quelli di maggioranza. Perplessità giustificate. Per comprenderlo basti ricordare un paio di casi e i loro protagonisti, passati per le cronache giudiziarie, anche sammarinesi, recenti.
Gioco d’azzardo e criminalità Lo scorso agosto è stata depositata la sentenza che riguarda il riciclaggio dei soldi del boss della ‘ndrangheta, oggi pentito, Nicola Femia. Ad essere condannati la figlia Guendalina e il genero Giannalberto Campagna, attivi nel gioco d’azzardo e nell’uso delle slot truccate in Emilia Romagna. Il denaro riciclato per circa 1,1 milioni, è stato ritenuto frutto del traffico di armi e droga di Nicola Femia, quando era in attività. Ma il dibattimento e le carte hanno toccato anche l’azzardo come altra fonte di denaro sporco spesso finito su conti sammarinesi. La vicenda del denaro di Femia attende l’appello.
Altro denaro della criminalità Di recente si è tornato a parlare del denaro della criminalità organizzata transitato per San Marino, dopo che la Corte di appello di Roma ha riconosciuto l’associazione per delinquere di stampo mafioso nel processo cosiddetto su Mafia Capitale. Una inchiesta dai cui atti emerge che i principali imputati, Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, già membro della Banda della Magliana, avevano sul Titano la loro “Cassaforte” ed avevano utilizzato una finanziaria per movimentare denaro.
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