di Marco Omizzolo. Pubblicato su leurispes.it il 8 febbraio 2019.
In Europa la prostituzione nigeriana ha assunto connotazioni drammatiche e spesso sottovalutate anche dal decisore pubblico, che pare derubricare il fenomeno a fatto marginale o, sostanzialmente, di solo ordine pubblico. In realtà, la tratta internazionale a scopo di sfruttamento sessuale, con riferimento soprattutto a quella nigeriana, è un fenomeno di massa che lega e attraversa molte città europee.
Molte giovani donne nigeriane, spesso minorenni, originarie soprattutto della regione di Edo e, in particolare, della città di Benin City e aree limitrofe, arrivano in Europa perché strappate alle loro famiglie attraverso l’azione coercitiva e violenta di rituali, diventati il codice identificativo della mafia nigeriana. Una mafia complessa e violenta che sta destando l’interesse di sociologi e importanti centri di ricerca, anche in ragione del suo crescente radicamento nel Paese. Proprio a fine gennaio 2019, ad esempio, sono stati arrestati i componenti di un intero clan che aveva, stando all’accusa, stabilito la sua base operativa nel Cas (Centro di Accoglienza Straordinaria) di Mineo, a Catania. Su delega della Procura distrettuale antimafia di Catania, la polizia ha fermato 19 persone indiziate, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, denominata Vikings o Supreme Vikings Confraternity, una banda armata dedita allo spaccio di droga, marijuana e cocaina, alle rapine, alle estorsioni e alle violenze sessuali nei confronti di loro connazionali.
Le ragazze nigeriane, vittime di tratta internazionale a scopo di sfruttamento sessuale sono indotte a partire, innanzitutto, dalle strategiche rassicurazioni di donne connazionali ed anzi, a volte, del loro stesso clan familiare o amicale. Queste “amiche di famiglia” invitano le malcapitate a partire per il “Vecchio Continente” con la scusa di continuare gli studi, per ottenere un lavoro dignitoso o per sposare un nigeriano già stabilmente inserito nel contesto lavorativo e sociale europeo. Sono donne che vengono chiamate “sponsors” ma sono spesso ex prostitute divenute mezzane e incaricate dai vertici dell’organizzazione mafiosa nigeriana di reclutare nuove ragazze per il business criminale della prostituzione.
In Italia, circa l’80% delle prostitute sono di origine nigeriana, a cui seguono ragazze provenienti da alcuni paesi dell’Est e di vari altri paesi africani e asiatici. Le vittime appartengono spesso a contesti familiari poveri o impoveriti da continue crisi ambientali, umanitarie o economiche. Si tratta di donne che spesso devono occuparsi della famiglia e che per questo sviluppano una responsabilità amplificata che le espone alla tentazione del viaggio come ricerca di un’occasione di vita migliore in Europa per sé e la loro famiglia.
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