Sta ormai giungendo al termine questo 2020, l’anno che ha completamente spiazzato, fermato, rallentato il mondo intero il quale ha dovuto far fronte all’avanzata sempre più veloce e violenta del Covid-19. Si tratta di un anno che ha visto e vede ancora oggi le mafie in prima linea agire, muoversi ed evolversi e in questo scenario la pandemia ha senza ombra di dubbio giocato un ruolo importantissimo. Come ben sappiamo, infatti, le emergenze sono da sempre un fattore di attrazione per le organizzazioni criminali mafiose.
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A confermarlo anche l’operazione “Farmabusiness”, scattata poche settimane fa e che vede coinvolte 19 persone tra cui esponenti della cosca Grande Aracri e Domenico Tallini, presidente del consiglio regionale della Calabria. Secondo la ricostruzione degli inquirenti la cosca avrebbe infatti assicurato il proprio sostegno elettorale alle regionali del 2014 e Tallini avrebbe svolto un ruolo determinante per l’avvio di una rete di farmacie e parafarmacie gestite dai Grande Aracri. Probabilmente è ancora presto per fare un bilancio del ruolo svolto dalle mafie all’interno di questa emergenza sanitaria che, in realtà, si è sin da subito trasformata anche in crisi sociale ed economica. Le mafie, in particolare la mafia emiliano-romagnola, sembrano godere tuttavia di ottima salute anche se nelle ultime settimane sono state tante le novità soprattutto sul fronte giudiziario.
AEMILIA
Se il rito abbreviato è ormai giunto al termine con una sentenza della Cassazione che ha confermato una quarantina di condanne, per quanto riguarda il rito ordinario è stata la Corte d’Appello di Bologna a porre fine al secondo grado di giudizio per 118 imputati. Il bilancio è chiaro: 27 le assoluzioni, 91 le condanne. L’impianto accusatorio ha dunque retto e per la seconda volta viene riconosciuta l’esistenza di un’organizzazione criminale di stampo mafioso operante in maniera autonoma nelle città di Reggio Emilia, Modena, Parma e Piacenza. Molte ricostruzioni sono state oggetto di rilettura da parte della Corte d’Appello e questo ha comportato non solo degli sconti di pena, ma anche delle assoluzioni che tuttavia non hanno intaccato in maniera pesante l’impalcatura della Procura.
Dai 1223 anni di condanna del primo grado si è passati a quasi 700 anni complessivi. Due i fattori che hanno inciso in maniera importante: le diminuenti previste del rito abbreviato e la recente modifica della norma sull’aggravante mafiosa. L’imprenditore Gino Gibertini, condannato in primo grado a 8 anni, viene adesso assolto per non aver commesso il fatto. L’assoluzione, seppur solo in relazione al reato di caporalato, arriva anche per Augusto Bianchini che vede scendere la propria condanna da 9 anni e 10 mesi a 9 anni. Sconto di pena anche per la moglie Bruna Braga (da 4 a 2 anni) e per il figlio Alessandro (da 3 anni a 18 mesi). La posizione di quest’ultimo è molto simile a quella del calciatore Vincenzo Iaquinta (la cui condanna è stata confermata a due anni): per entrambi, infatti, è stata introdotta la sospensione condizionale della pena. La posizione di Giuseppe Iaquinta rimane tuttavia molto grave con una condanna a 13 anni (19 nel primo grado). Un ultimo dato in riferimento ai Bianchini è quello relativo ai reati ambientali che, anche in questo caso, sono caduti in prescrizione.
PROCESSO WHITE LIST
Il processo, che vede coinvolte 11 persone tra cui l’ex viceprefetto di Modena Mario Ventura, fa riferimento al periodo post-sisma: secondo la ricostruzione degli inquirenti, alcune talpe interne alla prefettura modenese avrebbero informato l’imprenditore Augusto Bianchini sul rigetto delle proprie istanze per rientrare nella white list. Tra i personaggi protagonisti di questa vicenda anche Carlo Giovanardi, accusato di rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio, violenza o minaccia a corpo politico, amministrativo o giudiziario e oltraggio a pubblico ufficiale. La giunta per le immunità parlamentari del Senato ha autorizzato, al momento, solo l’utilizzo di un’intercettazione e dei tabulati telefonici ma non si è espressa sulle conversazioni registrate da Alessandro Bianchini. Il comune di Modena, pochi giorni fa, ha deciso di non costituirsi parte civile al processo in quanto è stata riscontrata “una carenza degli elementi di astratta configurabilità del danno che avrebbe subito il Comune”.
INTERDITTIVE ANTIMAFIA E SOCIETÀ CARTIERE
Con un incremento dell’89%, l’Emilia Romagna si posiziona al terzo posto tra le regioni italiane per numero di interdittive antimafia emesse (siamo passati da 115 nel 2019 a 218 interdittive nel 2020). Il primato, per quanto riguarda i capoluoghi di provincia, spetta invece a Modena. La nostra regione si mantiene sul podio anche per le segnalazioni di sospetto riciclaggio, evasione fiscale, lavoro irregolare ed è al primo posto al nord per il rischio di nascita di società cartiere, finte società nate solo ed esclusivamente per emettere false fatture per operazioni inesistenti. Secondo i “Quaderni dell’antiriciclaggio”, indicatore diffuso dalla Banca d’Italia, un ruolo fondamentale viene svolto dalle SRL e dalle cooperative mentre i settori più colpiti sono il commercio e l’agroalimentare.
GRIMILDE
Un altro processo importante è Grimilde che ha visto terminare il primo grado del rito abbreviato a Bologna con oltre 260 anni di condanna per 48 imputati. Il rito ordinario ha invece avuto inizio, pochi giorni fa, a Reggio Emilia. La figura chiave di questa inchiesta è Francesco Grande Aracri, insieme ai figli Paolo e Salvatore (già condannato in abbreviato a 20 anni di reclusione). Altro nome di spicco, quello di Giuseppe Caruso, ex presidente del consiglio comunale di Piacenza, recentemente condannato a 20 anni per associazione mafiosa e corruzione.
CAMORRA IN ROMAGNA
Mentre la ‘ndrangheta rimane l’organizzazione criminale più attenzionata in regione, la camorra continua a portare avanti i propri affari soprattutto nella riviera romagnola. A confermare questo quadro, la condanna con rito abbreviato a 120 anni di carcere per 10 persone ritenute legate alla camorra operanti, appunto, in riviera e accusati a vario titolo di associazione a delinquere di stampo camorristico, estorsione, rapina, sequestro di persona, detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni, impiego di denaro di provenienza illecita e lesioni personali aggravate.
BLACK MONKEY
La Cassazione ha decretato la fine del processo confermando la condanna emessa in Appello: non è mafia. Si tratta di un processo fondamentale per questa regione: iniziato a Bologna nel 2013, con la sentenza di primo grado emessa nel 2017 veniva riconosciuta la matrice mafiosa del gruppo criminale facente capo a Nicola Femia e che vedeva nel gioco d’azzardo i proprio “polmone finanziario”.
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Se da una parte il grande incremento di interdittive antimafia in tutte le province è indice di maggiore attenzione rispetto ai decenni scorsi, dall’altra i racconti che emergono dagli ormai numerosi processi e dalla cronaca quotidiana raccontano di una Regione fortemente infiltrata. L’emergenza legata al Covid-19 ci sta esponendo ad ulteriori forti rischi perché ogni volta che le mafie sentono la parola “Emergenza” cominciano a brindare.
Si avvicinano i festeggiamenti di fine anno e vorremmo che nessun cittadino della nostra regione, finalmente, avesse voglia di brindare con loro.