di Tiziano Soresina. Pubblicato su La Gazzetta di Reggio il 21 luglio 2017.

REGGIO EMILIA. Dopo il blitz antimafia da oltre duecento imputati del gennaio 2015, che cosa sta accadendo? Rispetto ad allora, di certo i tanti pentiti hanno mandato in cortocircuito non soltanto il clan ndranghetistico emiliano, ma anche il tessuto politico-imprenditoriale che in trent’anni – secondo la Dda di Bologna – ha fatto affari con la cosca. E a Reggio Emilia tremano in tanti.

Il calibro del collaboratore di giustizia Giuseppe Giglio lo si deduce inequivocabilmente dalla relazione annuale della Direzione distrettuale antimafia. Il pentito sta facendo nomi di imprenditori, di aziende e società, che sarebbero in affari con la cosca emiliano-cutrese e grazie alle sue rivelazioni si è fatto “un rilevante passo in avanti non solo per il suo significato simbolico ma, anche, e, soprattutto, per le conseguenze che ne deriveranno sul piano investigativo”.

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