di Enrico Lorenzo Tidona. Pubblicato su La Gazzetta di Reggio il 9 settembre 2018.

La neonata Dda accese un faro su Reggio Emilia visto l’alto tasso di criminalità presente in provincia. Tra gli indagati c’erano gli allora sconosciuti Nicolino Grande Aracri e Maurizio Foroni.

REGGIO EMILIA. Esiste un’altra inchiesta Aemilia prima di Aemilia. Non aveva quel nome ma era un’indagine pionieristica elaborata più di vent’anni fa dalla neonata Dda di Bologna. Ed era già tutto lì dentro o quasi: la ricostruzione dell’associazione mafiosa a Reggio Emilia, i primi milioni guadagnati con le false fatturazioni, l’usura, oltre a omicidi e droga a fiumi.

Ingredienti ora per buona parte al centro del maxi processo contro la ’ndrangheta Aemilia, il più grande processo di mafia celebrato nel nord Italia, che conta 219 imputati e ha come epicentro dell’inchiesta Reggio Emilia e la cosca ionica Grande Aracri di Cutro. Un maxi processo che ha bollato la vita e la nomea di Reggio, ma che probabilmente non sarebbe stato necessario qualora si fosse dato corso all’inchiesta con 22 indagati del 1996, nella quale faceva i suoi primi ma determinanti passi Nicolino Grande Aracri, allora picciotto in ascesa. Nella stessa inchiesta, ma molto più defilato, era indagato anche Maurizio Foroni, allora considerato un semplice prestanome del night Cabaret di Modena.

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