di Sofia Nardacchione. Pubblicato il 13 settembre 2017 su Libera Informazione.

Il 22 aprile dell’anno scorso c’era stata la prima sentenza di Aemilia, il più grande processo di ‘ndrangheta nel nord Italia. 58 condanne su 71 imputati che hanno seguito il rito abbreviato, 305 anni di carcere.

Oggi nel Tribunale di Bologna è arrivato il verdetto di appello, che dimostra come l’impianto accusatorio abbia retto: sono confermate quasi tutte le sentenze del primo grado con due assoluzioni modificate in condanne. Tra queste, la condanna a quattro anni per Giuseppe Pagliani, consigliere comunale di Forza Italia a Reggio Emilia, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e interdetto per cinque anni dai pubblici uffici. Per lui l’accusa era quella di aver fornito il suo aiuto al clan ‘ndranghetistico piegando la propria attività politica a fini criminali.
Per l’altro politico che era stato coinvolto nel processo, Giovanni Paolo Bernini, ex assessore Pdl a Parma per cui i Pubblici Ministeri avevano chiesto 6 anni, è confermato il proscioglimento per prescrizione dall’accusa di corruzione elettorale.

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