di Andrea Sparanciari. Pubblicato su businessinsider.com il 20 novembre 2018.
Quando in un triste giorno del 2012 l’attaccante del Catania calcio Marco Biagianti si trovò davanti quei due capi ultras, giunti per chiedere “un aiuto” da 5 mila euro per alcune «spese processuali cui fare fronte», pur non conoscendo di persona gli interlocutori, capì che era una vicenda spinosa. Non sapeva infatti che a chiedere l’obolo erano stati due big della mafia: il leader indiscusso degli “Irriducibili”, Rosario Piacenti – appartenente alla omonima famiglia mafiosa del quartiere “Picanello” – e un altro capo della stessa curva, Stefano Africano.
Non pagò, ma chiese aiuto al suocero per appianare la situazione. Piacenti e Africano quattro anni dopo per quella tentata estorsione saranno condannati. Tuttavia non fu certo merito del calciatore, che non denunciò, né si fece parte civile e che in aula sostenne la tesi difensiva degli imputati. La disavventura di Biagianti con il clan dei Cursoti è solo uno degli innumerevoli episodi di contatti tra star del pallone ed esponenti della criminalità organizzata ricostruiti dalla Relazione della Commissione Parlamentare bicamerale antimafia nel 2018.
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