Pubblicato su Il Fatto Quotidiano il 19 febbraio 2019.

La guardia di finanza e la polizia hanno eseguito anche 11 provvedimenti di obbligo di dimora. È il secondo colpo alla mafia infiltrata al Nord nel giro di una settimana dopo gli arresti per ‘ndrangheta sempre a Venezia. Il primo cittadino è accusato di scambio politico-elettorale riferito all’elezione nel 2016 vinta per soli 81 voti di scarto sul rivale, grazie a gli oltre 100 voti procuratigli dal gruppo camorristico del quale aveva sollecitato l’intervento.

La camorra ha preso il posto della mala del Brenta in Veneto. Lo sostiene il procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho commentando l’operazione della guardia di finanza e della polizia, coordinata dalla procura di Venezia, che ha portato a 50 arresti, 11 obblighi di dimora e un sequestro preventivo di beni per 10 milioni di euro. È il secondo colpo alla mafia infiltrata al Nord nel giro di una settimana. Sette giorni fa il Ros aveva toccato la ‘Ndrangheta, arrestando 7 persone legate alla famiglia Multari, grazie a un’inchiesta iniziata nel 2017 dalla Dda di Venezia.

Sindaco arrestato per voto di scambio – Questa volta però i tentacoli dei clan coinvolgono la politica. Tra gli arrestati ci sono anche Mirco Mestre, sindaco di centrodestra di Eraclea (località balneare in provincia di Venezia), e un agente del commissariato di Jesolo, Moreno Pasqual. Mestre, che è avvocato, era stato eletto primo cittadino nel maggio 2016, con una lista civica di centrodestra: è il primo caso di sindaco sindaco coinvolto in un’operazione antimafia in Veneto. È finito sotto inchiesta per il reato di scambio politico-elettorale riferito all’elezione nel 2016 vinta per soli 81 voti di scarto sul rivale, grazie a gli oltre 100 voti procuratigli dal gruppo camorristico del quale aveva sollecitato l’intervento. Il primo cittadino avrebbe anche indicato i candidati della propria lista su cui convogliare le preferenze, poi eletti, in cambio di favori su istanze amministrative presentate da società controllate dagli uomini del clan. Il poliziotto, invece, è accusato di aver fornito informazioni riservate ai malavitosi su indagini nei loro confronti, accedendo illecitamente alle banche dati di polizia, e di averne garantito protezione e supporto in seguito a controlli da parte di altre forze dell’ordine.

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