Di Valentina Saini Pubblicato su “Gli Stati Generali” il 17 Agosto 2015

 

Molti esponenti del crimine organizzato made in Italy, soprattutto camorristi, si sono stabiliti a Barcellona e dintorni. Non tanto per la movida notturna o il glamour da spiaggia urbana hippy-bohémien della Barceloneta. Ad attrarre mafiosi e camorristi in Catalogna, e in Spagna in generale, sono altri fattori. In primo luogo, la prossimità geografica all’Italia e ai paradisi fiscali di Andorra e Gibilterra, raggiungibili in auto o via mare, senza passare per aeroporti troppo sorvegliati. E poi le rotte del narcotraffico passano per di qui: da secoli ponte tra l’Europa, l’Africa e le Americhe, la Spagna è oggi la principale porta d’accesso per tutta la droga proveniente da Nord Africa e Sud America. Come osserva anche la CIA, «i narcotrafficanti nordafricani, latinoamericani, galleghi e di altri paesi europei approfittano della lunga linea costiera spagnola per sbarcare grossi carichi di cocaina e hashish da distribuire sul mercato europeo». Ancora, per un camorrista o un mafioso è relativamente facile imparare il castigliano, così simile all’italiano.

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