A voi la quarta puntata di #microfonoinmano, la nuova rubrica di Mafie sotto casa: l’intervista a Salvo Ognibene, autore di un volume appena pubblicato che racconta la vita e la morte di una vittima innocente di mafia, il giudice Alberto Giacomelli.

Era la mattina del 14 settembre 1988 quando a Trapani fu ucciso il giudice Alberto Giacomelli, in pensione da qualche mese. Oggi, a distanza di trent’anni, Salvo Ognibene racconta la storia di Giacomelli nel suo libro intitolato “Un uomo per bene”. Numerose le testimonianze raccolte all’interno del racconto, utili a comprendere la caratura morale e professionale del giudice Giacomelli. Si tratta di un libro dalle tante voci e dalle tante prospettive, una di queste porta la firma di Attilio Bolzoni, che ha curato la prefazione. Per saperne di più, abbiamo posto alcune domande all’autore Salvo Ognibene

Salvo, come mai hai deciso di scrivere questo libro?

Ho incrociato la storia di Alberto Giacomelli in una scuola siciliana durante un incontro con gli studenti, poi a seguito di alcune, chiamiamole così “casualità”: ho conosciuto don Giuseppe Giacomelli, figlio del giudice, su un aereo che ci portava a Bologna. Mi sono appassionato alla vicenda umana di questa persona perbene e dopo aver letto le sentenze dei processi ho pensato di scriverne. Devo essere sincero, non è stato semplice raccontare la vita del giudice Giacomelli, ma l’ho ritenuto doveroso.

Cosa resta oggi, all’interno della memoria collettiva, del ricordo di Alberto Giacomelli?

Credo purtroppo che sia stato dimenticato, tanto nella sua città quanto nel resto d’Italia, ma non nel cuore di chi l’ha conosciuto. Ho visto persone piangere mentre chiedevo se l’avessero mai incontrato, segno che ha lasciato un importante ricordo di sé. Resta la sua vita, quella di uomo e di magistrato. Resta l’onestà del suo lavoro e la dedizione incondizionata alla giustizia e alla legalità.

Quali sono gli aspetti più importanti della sua figura?

É stato l’unico magistrato ucciso in pensione. Ucciso per aver fatto solo il suo dovere. Se dovessi raccontare Alberto Giacomelli a qualcuno non potrei non soffermarmi sulla sua umanità, sulla normalità della sua vita e del suo lavoro. Era molto stimato e benvoluto nella sua città. Alberto Giacomelli ci ha insegnato che è possibile adempiere al proprio dovere ogni giorno, senza tirarsi indietro di fronte a nulla.

Se l’intervista ti è piaciuta, non tenerla per te: condividila con le persone a cui pensi possa interessare!

E non perderti l’appuntamento del prossimo mese con #microfonoinmano, le interviste di Mafie sotto casa 🙂