di Vincenzo Musacchio. Pubblicato su antimafiaduemila il 20 agosto 2019.

Le mafie albanesi esprimono una delle più elevate capacità criminogene a livello internazionale, poiché riescono a fondere caratteri “tradizionali” (rigida disciplina interna, chiusura a terzi, impermeabilità, affidabilità e alto potenziale intimidatorio) con elementi “moderni” (transnazionalità, imprinting economico e stretti contatti con la politica). La loro potenza economica e militare proviene quasi tutta dal traffico di stupefacenti con l’Europa e in special modo con la criminalità organizzata italiana. Nell’ultimo decennio le mafie albanesi hanno raggiunto un livello stabile d’integrazione basato sulla fisiologica assunzione di modelli organizzativi “sui generis”. La loro struttura organizzativa è assimilabile alla ‘ndrangheta ed è composta sempre da un insieme di famiglie legate dal vincolo di sangue. Il narcotraffico, come già detto, è l’attività criminale privilegiata tanto che l’Albania è stata ribattezzata “Kanabistan” per la grande produzione di marijuana che è esportata in Italia e in Unione Europea, ma anche per lo smistamento della cocaina proveniente dal Sud America e per l’eroina che invece arriva dal Medio Oriente.

La criminalità organizzata albanese resta l’organizzazione straniera tra le più attive e ramificate in territorio italiano (Relazione DIA, 2018) di là da diverse e importanti operazioni di polizia (quasi tutte antidroga) concluse nel corso del 2018 con arresti e sequestri. Non c’è regione che, direttamente o indirettamente, sia immune dalla presenza della criminalità organizzata albanese. A questo punto dobbiamo chiederci come mai questa mafia al tempo stesso grezza e moderna è così potente?

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