di Giulio Cavalli. Pubblicato su tpi.it il 11 ottobre 2019.

Intervista a Leonardo Palmisano, sociologo dell’Università di Bari.

Si fa un gran parlare (spesso a sproposito) di mafia nigeriana: i sovranisti di casa nostra insistono nel dirci che sia il risultato degli arrivi “con i barconi” e che sia il risultato dell’immigrazione incontrollata. Qualcuno ne parla dimenticando le nostre mafie.

Per fare chiarezza ne abbiamo parlato con Leonardo Palmisano, sociologo dell’Università di Bari, che nel suo ultimo libro “Ascia nera” (Fandango Libri) ha analizzato il fenomeno. TPI l’ha intervistato.

Si fa una gran parlare di mafia nigeriana come pericolo dovuto agli sbarchi. Quanto c’è di vero in questa affermazione?

Si fa un gran parlare a sproposito di mafia nigeriana e con gli sbarchi c’entra ben poco. La mafia nigeriana si insedia in Europa, partendo dall’Inghilterra, nella prima metà degli anni ottanta, penetrando nello spaccio di strada dell’eroina.

Solo successivamente entra nel sistema dello sfruttamento della prostituzione, dove c’è grande domanda di sesso a pagamento, come in Italia. Gli schiavi e le schiave arrivano adesso via mare, i capi europei sono in Ue da decenni e certamente non rischierebbero la vita su un barcone.

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