di Franco Zavatti. Pubblicato su www.rassegna.it il 6 luglio 2017.

Una montagna di 957 pagine, complicata da scalare. E’ l’ultima Relazione annuale della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, presentata lo scorso 22 giugno, che riassume l’intensa attività preventiva e repressiva svolta nel periodo luglio 2015 – giugno 2016. Sfogliarla è lungo e pesante ma utilissimo per gli aggiornamenti, gli spunti e la conferma sulle cose da fare nella società e riguardo alle strutture produttive esposte agli affari malavitosi.

L’Emilia Romagna fa registrare, anche in questo ultimo anno considerato, una intensa attività investigativa, sostenuta da segnalazioni trasmesse dalla Dia regionale, con ben 237 citazioni antimafia e 3 di antiterrorismo: è la terza regione, dopo Campania e Lazio, e la prima in tutto il centro-nord. Il capitolo della Relazione dedicato all’Emilia Romagna documenta come nell’anno in questione siano “sopravvenuti 124 procedimenti contro noti” presso il Distretto antimafia di Bologna, descrivendo le evoluzioni delle mafiosità nostrane che hanno gli obiettivi di: “penetrare nella realtà economica locale per riciclare i proventi criminali, lasciando/facendo posto a figure professionali ed imprenditoriali locali”; “mimetizzarsi nel tessuto sociale locale ed investire anche nelle attività economiche legali”; “intestazioni fittizie e false fatturazioni… lavoro irregolare… avvicinamento al sistema degli appalti, subappalti di lavori pubblici e privati, con metodi corruttivi”.

A tale proposito, il capitoletto emiliano-romagnolo cita solo alcuni esempi, casualmente in prevalenza modenesi: società Bianchini e Dueaenne (riconducibile al gruppo Bianchini) per il filone ‘ndrangheta; CPL Concordia e Pi.Ca. srl sul filone camorra (p. 508). Un’attenzione e un allarme particolare sono rivolti al possibile “pesante condizionamento dell’attività politico-amministrativa, come dimostrato dallo scioglimento del comune di Brescello… e le preoccupanti interferenze rilevate nel comune di Finale Emilia”.

Un particolare rilievo ai nostri territori è rivolto al delicato filone dei “reati spia” riferiti alla “criminalità ambientale”. La Relazione nazionale, pacatamente, rimprovera una certa sottovalutazione in tal senso. Ma l’Emilia Romagna è citata positivamente per essere sul podio delle “iscrizioni per delitti ambientali”: al secondo posto nazionale con 17 procedimenti e 91 indagati, dopo Campania con 22, e prima del Piemonte con 16. E’ questo un fenomeno malavitoso in crescita perché “le imprese delinquono di più in materia ambientale”.

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