di Lorenzo Bagnoli, Gianluca Paolucci, Cecilia Anesi e Matteo Civillini, pubblicato su “Irpi.eu” il 01.04.2019

Valentin Zavadnikov è un signore russo molto più che benestante e un grande appassionato di mare. Possiede uno yacht da favola, il Quinta Essentia ed è membro di un team che partecipa alle più importanti regate. È stato anche socio dello Yacht Club Costa Smeralda. Per pagare la quota associativa e altri servizi dal 2005 al 2013 ha utilizzato tredici diverse società offshore, domiciliate da Panama alle Isole Vergini Britanniche. Un totale di oltre 60 mila euro che hanno in comune, oltre a Zavadnikov, anche un altro elemento non secondario: i soldi partono tutti dai conti di una piccola banca lituana, Ukio Bankas. La domanda ovvia è: che bisogno c’è di 13 società offshore in giro per il mondo per pagare poche migliaia di euro alla volta?

Per rispondere a questa e altre domande La Stampa e Irpi (Investigative reporting project Italy) hanno analizzato circa 100 mila transazioni nell’arco di 10 anni, fino a metà 2017, provenienti da tre diversi data- base (Azerbaijani Laundromant, Russian Laundromat e l’ultimo, Troika Laundromat). Un totale di circa 2 miliardi di euro, soldi russi finiti in Italia secondo un identico «schema» e serviti per comprare di tutto: tenute in Toscana e yacht, intere collezioni di grandi stilisti, macchinari per l’industria, l’architetto per la ristrutturazione dell’appartamento di lusso nel cuore di Mosca e l’idraulico per i piccoli lavori nella villa in Italia. Soldi di provenienza illecita o dubbia, finiti nei conti di banche italiane eppure sfuggiti ai controlli antiriciclaggio sempre più rigidi. Il sistema è identico: la società offshore ha un conto in una banca nei paesi baltici e da lì partono i soldi che arrivano in Italia.

Il controllo spetterebbe alla banca baltica che però non lo fa e la banca italiana a quel punto è sollevata. Inoltre, «le transazioni sono troppo piccole (poche migliaia o anche centinaia di euro, spesso pagamenti con carta di credito, ndr.) e se a ricevere il pagamento è un esportatore abituale o una attività commerciale semplice- mente non scattano gli allarmi antiriciclaggio», spiega un consulente finanziario indipendente consultato da La Stampa. Così un cittadino russo con i conti a Monte dei Paschi ha ricevuto un totale di 419,4 mila di euro con 39 bonifici tra la fine del 2005 e il 2012. Per 294,4 mila, tra gennaio 2008 e novembre 2010, la causale è «Donazione per Chiesa ortodossa russa» e a pagare è la Quantus division, una delle offshore utilizzate anche per pagare quote dello Yacht Club Costa Smeralda. Gli altri hanno causali diverse e arrivano da altre offshore.

Con lo stesso schema vengono anche pagati, nel 2007, 380 mila euro all’allora Selex Communication (gruppo Finmeccanica-Leonardo) per la fornitura di sistemi radio utiliz- zati per le comunicazioni pro- tette dalle forze di polizia di mezzo mondo, comprese quelle russe. A comprare è però una società delle Isole Vergini, registrata presso un ufficio di Mosca: Azor Business limited. Un imprenditore russo, Dmitry Loshkov , compare tra gli amministratori ed è l’unica traccia non virtuale. Il conto della Azor è ancora presso Ukio Bankas.

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